Camisano (Cremona), 16 gennaio 2014 - «Un’assurda concomitanza di circostanze sfavorevoli per il mio assistito che ha perso il lavoro, poi la casa, poi l’assistenza. Ha chiesto aiuto al sindaco senza ricevere nulla, ha minacciato di darsi fuoco all’interno del municipio e ora rischia una condanna penale. Tutto per un debito di 3.509 euro». Lo dice l’avvocato Martino Boschiroli che assiste, gratuitamente, la persona che negli ultimi 12 anni ha perso tutto. Roberto Pecoraro oggi ha 57 anni e lavora come autista per un’azienda del Milanese. Per lui sono stati anni difficili, ora sta cercando di rimettersi in piedi. «Prima avevo una piccola ditta di trasporti, poi gli affari hanno cominciato a non andare più bene. A un certo punto ho omesso di pagare alcuni contributi allo Stato e da lì tutto è andato gambe all’aria. Chi mi ha prestato i soldi li rivoleva con interessi da usura. Lo Stato mi chiedeva di pagare il dovuto e non ce l’ho più fatta. Il mio debito era minimo: 3.509 euro per contributi non versati nell’arco di tre anni. A questi si sono aggiunti oltre mille euro di diritti di segreteria e un giudice del Tribunale di Crema ha fatto mettere la mia casa all’asta: una porzione di abitazione che valeva oltre 100mila euro».

A quel punto lei cosa fa?
«Mi rivolgo a un’associazione antiusura, dove mi dicono di stare tranquillo perché sulla mia casa c’è un’ipoteca. Infatti, alla prima asta nessuno fa offerte. Ma sei mesi dopo, alla seconda asta, qualcuno estingue l’ipoteca e il mio vicino offre 45mila euro e si aggiudica l’abitazione».

Resta senza abitazione. E poi?
«La fortuna mi gira le spalle. Subisco un infortunio sul lavoro che mi compromette psicologicamente. Mia moglie si ammala e resta inferma. Sono senza lavoro, senza soldi e senza casa. In quel periodo vivevamo in una roulotte».

Quindi, ha ricevuto solo porte in faccia?
«Il 23 maggio vado in Comune a Camisano e mi barrico nell’ufficio del sindaco, cospargendomi di benzina, deciso a darmi fuoco. Poi arrivano carabinieri e pompieri che riescono a fermarmi».

Da allora che cosa è successo?
«Belle parole, ma poco di concreto. Con mia moglie ci siamo trasferiti a Montodine. Io lavoro per questa ditta che è molto lontana da casa e il processo per quei fatti è partito».<EN>
Sì, il processo è già cominciato. «Abbiamo fatto un’udienza nella quale abbiamo ascoltato molti testimoni – dice l’avvocato Boschiroli – e il giudice ha rinviato a maggio per la sentenza. Pecoraro non ha fatto danni in quell’occasione, il suo è stato un gesto dimostrativo dettato dalle tante circostanze sfavorevoli. Siamo fiduciosi».