Roma, 23 apr. - "Nella mia indagine non si contesta solo l'associazione a delinquere diretta all'illecito, c'è l'aggravante della transnazionalità: Singapore è il luogo da dove partiva il denaro, nella ex Jugoslavia si sviluppava la fase di concertazione,  l'attività specifica avveniva in Italia". Per il capo della procura di Cremona, Roberto Di Martino, "nel calcio c'è un certo lassismo. La stessa mentalità dei calciatori lascia perplessi: ritengono che la manipolazione di partite, soprattutto nella fase finale dei campionati, sia un fatto assolutamente veniale, una cosa del tutto lecita, quasi un piacere tra colleghi".

"Ma quando questo si verifica viene ovviamente danneggiata un'altra squadra - ha ricordato Di Martino - che non può intervenire su questo accordo. I calciatori non sono dei criminali, si rendono responsabili di un reato che è punito con pene molto lievi. Ma alle spalle di questo fenomeno c'è la criminalità organizzata, c'è il riciclaggio di denaro. Inoltre, il 70% dei giocatori scommette sulle partite di calcio e questo è un fatto frequente che si riconnette in modo diretto col problema della manipolazione delle partite. Se un calciatore scommette su partite in cui è estraneo, magari è portato ad aggiungere la partita a cui direttamente partecipa. E' necessario arginare questo fenomeno. C'è poi un problema che auspica un intervento: quando un calciatore viene a conoscenza di una cosa illecita e' obbligato a riferire. Altrimenti è passibile di sanzioni molto pesanti dal punto di vista della giustizia sportiva".

"Il giudice ordinario - ha proseguito Di Martino - ha interesse a che le persone riferiscano i fatti, ma il soggetto non coinvolto penalmente - che ha paura di subire sanzioni disciplinari sportive - non parla, è indotto a non parlare perché il rischio di incappare in sanzioni rappresenta un freno. Questa è una situazione da sanare, e' necessario intervenire. La frode sportiva può arrivare a due anni con aggravanti, la truffa a tre anni: sono reati che non consentono l'utilizzo delle intercettazioni. Ma anche sotto questo profilo si auspica un intervento del legislatore: è necessario inserire i reati di questo tipo nell'ambito dei reati che consentano le intercettazioni telefoniche".

"L'inchiesta è ancora lunga, è un pozzo senza fondo". Lo ha dichiarato il procuratore capo di Cremona, a margine del convegno "match fixing" organizzato dalla Lega Pro nella sede dell'avvocatura di Stato di
Roma. "L'indagine - ha spiegato il pm - e' ampia e ha dei numeri tali che consente di dare uno spaccato del fenomeno del match fixing. Ci sono quasi cento partite di calcio sotto inchiesta, 160 persone indagate e 200 mila intercettazioni telefoniche tra le persone coinvolte".

"Sono tanti i gruppi criminali che si sono occupati della manipolazioni di partite: l'indagine - ha sottolineato il magistrato - ha consentito di individuare l'esistenza di un'organizzazione che vede al centro, in posizione di vertice, i soggetti di Singapore. Il sodalizio era costituito da un gruppo dirigenziale di 8-9 persone, ciascuna delle quali si occupava di una zona del mondo".

Prosegue: "Tra il gruppo dirigente di Singapore e i calciatori corrotti si inserivano altre componenti come il gruppo di slavi - volgarmente chiamato clan degli zingari - successivamente sostituito dal gruppo di ungheresi. Questi soggetti avevano il compito di verificare la possibilità di manipolare le partite. L'altra componente era formata da una serie di giocatori corrotti per indicare e segnalare i calciatori disponibili a manipolare la partite. Qualora ci fosse stato un accordo, gli slavi portavano in Italia il denaro contante, si recavano presso gli alberghi in cui erano ospitate le squadre in trasferta e consegnavano anticipatamente il denaro".

"Quando il risultato non veniva conseguito, il denaro doveva essere riconsegnato - ha proseguito nella sua
spiegazione Di Martino -. C'era un altro gruppo che pur aveva contatto con i soggetti di Singapore e che non pagava anticipatamente. Anzi, si faceva consegnare degli assegni in garanzia. Questo era lo schema. L'inchiesta e' ancora lunga, ma prima o poi dovremo chiuderla. Entro il 2013? Questo non mi e' dato sapere...".