Beffa dopo i danni causati dal fiume: rimborsi da restituire. Altra battaglia legale

Circa 170 abitanti di San Daniele Po devono restituire al Pirellone 434.189,15 euro a causa di una interpretazione errata della normativa riguardante la rendicontazione dei danni subiti da un alluvione accaduto nel 2000 di Daniele Rescaglio

Sommo con Porto alluvionata nel 2000, sullo sfondo la chiesa

Sommo con Porto alluvionata nel 2000, sullo sfondo la chiesa

San Daniele Po, 5 marzo 2015 - Qualcuno pensa di continuare privatamente la battaglia legale con la Regione. Altri si limitano a scuotere la testa, consapevoli che per dieci anni saranno vincolati a restituire mille euro all’anno alla Regione. Sono gli abitanti, o gli ex abitanti di Sommo con Porto, piccola frazione di San Daniele Po, una settantina di persone che quindici anni fa si trovarono a dover fare i conti con il Po che ruppe gli argini ed invase le loro abitazioni e li costrinse con le loro famiglie a scappare. Oggi devono restituire al Pirellone 434.189,15 euro a causa di una interpretazione errata della normativa riguardante la rendicontazione dei danni subiti.

«Mi avevano detto di tenere tutto: scontrini, fatture. Tutto. Bastavano quelli per giustificare che avevamo avuto i danni e che da soli, in autonomia, eravamo intervenuti. Avevamo fretta di tornare a casa. L’alluvione è stata un incubo e vivere da sfollati non piace a nessuno», commenta uno dei residenti di Sommo con Porto. Le cifre da restituire sono estremamente variabili, oscillano dai 1000 ai 20mila euro, a seconda dei casi e dei danni subiti. «Dopo la sentenza dello scorso settembre abbiamo iniziato una serie di incontri e trattative con Regione Lombardia. Da un punto di vista politico eravamo a conoscenza che c’era una legge che consentiva un pagamento dilazionato da parte dei cittadini in un periodo massimo di cinque anni. Un arco di tempo troppo ristretto, tanto che ci siamo attivati con l’assessore alla partita e con i consiglieri Agostino Alloni, Carlo Malvezzi e Federico Lena per modificare la legge e ampliare l’arco temporale a dieci anni. La proposta di modifica è stata portata in consiglio regionale e approvata», spiega il sindaco di San Daniele Po, Davide Persico che ha condotto una vera e propria battaglia in tribunale contro la Regione, una battaglia di carte bollate vinta dal Pirellone.

Il problema ha riguardato anche altri comuni della bassa cremonese tra Cremona e Casalmaggiore, come Motta Baluffi o Torricella del Pizzo: San Daniele Po è però l’unico ad avere un’intera frazione con 170 abitanti completamente in golena e che nel 2000 è stata interamente sommersa dal Po. La foto della chiesa settecentesca di Sommo sommersa dal Po, in quell’ottobre di quindici anni fa, aveva fatto il giro d’Italia. E pensare che in quei giorni dell’alluvione del 2000 molti dei pezzi grossi del Pirellone e del governo erano arrivati a Sommo promettendo interventi immediati e il rientro nelle case in poche settimane. Persino Enrico Letta, all’epoca ministro dell’Industria e delle attività produttive, arrivò. Ma quindici anni dopo a contare sono solo le carte e di quelle promesse non esiste più nulla. Addirittura non è stato possibile nemmeno portare a termine il tanto sperato argine di protezione della frazione: un ricorso vinto da un privato anni fa ha bloccato tutto e costretto l’Aipo a pagare un risarcimento.