Vailate in lacrime per il funerale di Alessia Locatelli

Vailate, tutto il paese ha reso omaggio alla giovane falciata da un’auto

Il feretro davanti alla chiesa parrocchiale

Il feretro davanti alla chiesa parrocchiale

Vailate, 30 giugno 2016 - «Ciao, Alessia», e i palloncini si librano nel cielo di Vailate, mentre sul sagrato i compagni di scuola, gli amici, il fidanzato lasciano andare le loro lacrime, abbracciandosi tutti insieme. Ciao, Alessia, perché? Una risposta che nessuno sa dare, mentre si compiono gli ultimi atti terreni di Alessia Locatelli, neppure 17 anni, strappata all’affetto dei suoi cari da una disgrazia troppo grande per essere capita, compresa, accettata. Tutto si compie, tutto finisce. Prima dalla casa della famiglia lentamente arriva il feretro. Nella chiesa dove già non c’è più posto da tempo, si accalca il paese. Tutti sono lì a salutare la cara ragazza scomparsa troppo presto.

La bara bianca sulla quale gli amici hanno scritto con il pennarello piccole frasi d’amore, entra in chiesa, seguita dal papà e dalla mamma, affranti ma dignitosi nel loro dolore. Chi non ce la fa ad accettare l’immane tragedia del definitivo distacco è il fidanzatino Yan, che stringe a sé un quadro con la foto di Alessia. Lei ha tra le braccia un gattino e sorride. Un sorriso bello, lungo una vita che, invece, lunga non è stata. In chiesa i compagni, molti vestiti di nero, spesso non ce la fanno e cominciano a uscire per prendere aria. Qualcuno sta male, qualcuno non ce la fa e resta sul sagrato. Dopo l’omelia del parroco, don Natalino Tibaldini, che cerca l’incoraggiamento per i genitori, impresa impossibile, dopo la lunga coda dei fedeli per il rito della comunione, comincia il momento dell’addio, quello vero, profondo, irreversibile, allontanato di qualche attimo dalle frasi degli amici che si alternano sull’altare con l’ultimo pensiero d’amore, salutato dallo scroscio di applausi. Si chiude con il tributo di un ultimo amico straniero che canta una canzone, Alleluja, straziato dal dolore, ma presente e determinato a porgere l’ultimo regalo, l’ultimo ricordo ad Alessia.

Poi, lentamente, la bara bianca portata a spalla dal personale dell’agenzia funebre esce dalla grande chiesa parrocchiale dei santi Pietro e Paolo. Dietro i genitori c’è il gruppo dei compagni di scuola e degli amici. È il momento forse più duro, quello del distacco. Salgono i palloncini colorati nel cielo, scendono le lacrime sulle facce incredule dei ragazzi. Poi, si parte, per l’ultimo, breve tragitto verso il vicino cimitero. Il paese è lì, dietro una bara bianca. Si sciolgono le litanie, molti pregano, qualcuno pensa a quel che è successo e a cui ancora non vuole credere. A quella sera, quella strada, quella bici, quell’auto. Quell’attimo fatale nel quale una vita se ne va e tante altre si rovinano irreparabilmente. Ciao, Alessia, portata via troppo in fretta, è l’ultimo saluto che viene dal cuore di tutti, senza che nessuno parli.