Carugo, soffoca la madre con un sacchetto di plastica: "Ero stanco dei rimproveri"

Il 22enne Marcello Suriano è stato sentito dal pm di turno al quale ha reso una confessione in termini molto confusi. Martedì mattina l'autopsia della vittima

I carabinieri davanti alla villetta di Carugo, dove Marcello Suriano ha ucciso la mamma Mariangela

I carabinieri davanti alla villetta di Carugo, dove Marcello Suriano ha ucciso la mamma Mariangela

Carugo, 10 agosto 2014 - «L'ho uccisa perché non ne potevo più dei suoi rimproveri». Non cerca giustificazioni Marcello Suriano, il ragazzo di 22 anni che venerdì pomeriggio ha stretto un sacchetto di plastica con tutta la forza che aveva in corpo sul viso di mamma Mariangela, 55 anni, fino a soffocarla. Quando i carabinieri sono entrati nella villetta al numero 31 di via per Gattedo, dopo essere stati allertati dai vicini di casa che avevano sentito le urla disperate di aiuto della donna, Marcello le sedeva accanto dicendole «Svegliati». Mariangela Moiola, 55 anni, però non poteva più sentirlo, era già morta da qualche minuto, uccisa da quel figlio con il quale negli ultimi tempi era diventato sempre più difficile avere a che fare. Un tipo solitario Marcello, conosciuto in questo paese di poco più di seimila anime più che altro per i suoi atteggiamenti strani. Dal potare le piante in giardino con una forbicina da unghie, come l’hanno visto fare pochi giorni fa alcuni coetanei, al passeggiare per le vie del centro raccogliendo da terra i mozziconi di sigaretta. Era un maniaco dell’ordine Marcello, capace di passare ore a pulire il marciapiede di fronte a casa o svuotare i tombini intasati da sassi e foglie, eppure anche così a 22 anni non era stato ancora capace di trovarsi un lavoro.

Era forse questa condizione che a lungo andare gli aveva avvelenato la vita contribuendo ad allontarnarlo dai coetanei. Era solo anche venerdì pomeriggio, in casa insieme a mamma Mariangela, in attesa del ritorno del fratello di 13 anni che era andato all’oratorio e di papà Pasquale. L’altra notte i carabinieri l’hanno interrogato per ore, nel tentativo di capire cosa avesse potuto trasformare quel ragazzo taciturno e scontroso in un bruto capace di picchiare, tentare di strangolare a mani nude e poi soffocare la donna che l’ha messo al mondo. Un mistero al quale solo lui potrà rispondere, ma non l’altra sera. Confuso e agitato ha risposto a fatica alle domande del pm Massimo Astori, uno che di storiacce se ne intende visto che qualche anno fa rappresentò la pubblica accusa nella strage di Erba. A scatenare la sua furia sembra sia stato l’ennesimo rimprovero della madre con la quale il giovane aveva un rapporto conflittuale. Nessuna spiegazione vera, se non l’ammissione del delitto seguita da una crisi di pianto. La Procura di Como sarebbe orientata a chiedere l’intervento di un consulente psichiatrico già nelle prossime ore, per valutare le condizioni di Marcello. Martedì è invece in programma l’autopsia sul corpo della donna. La famiglia si è chiusa nel dolore. roberto.canali@ilgiorno.net