Como, Bruni si difende: "Per me i titoli erano buoni"

L’ex sindaco è stato interrogato dal Gip, parla resta in carcere

L’ex sindaco di Como, Stefano Bruni

L’ex sindaco di Como, Stefano Bruni

Como, 31 maggio 2016 - «Non ho mai nutrito nessun dubbio sul fatto che quei titoli fossero spendibili». In un’ora di interrogatorio, sostenuto davanti al Gip di Milano Maria Cristina Mannocci, all’interno di San Vittore, Stefano Bruni si è difeso dalle accuse che lo hanno portato in carcere, per rispondere di bancarotta fraudolenta.

Assistito dal suo avvocato, Giuseppe Sassi, ha risposto a tutte le domande del giudice, relative alle ipotesi di reato a suo carico. L’ex primo cittadino di Como, ha spiegato di essersi mosso in totale buona fede: «Erano stati periziati – ha detto – con esito favorevole, e inoltre erano accettati dalle banche, senza manifestare alcuna criticità».

A fronte di queste rassicurazioni, Bruni ha ribadito la sua convinzione che «quelle operazioni fossero regolari». L’aspetto legato alle banche, e alla circolazione dei titoli ora nel mirino, rischia di essere un nodo importante in questa indagine, ago della bilancia della buona fede degli indagati coinvolti nella vicenda che vede al centro le società Aipa e Mazal. La prima incaricata della riscossione dei tributi per conto di circa ottocento Comuni, la seconda creata per conferirle i contratti di riscossione, pur priva di requisiti idonei e con un capitale sociale costituito da titoli emessi dalla JP Morgan, per un valore di 18 milioni di dollari americani, che si sono rivelati privi di valore. Il danno causato dai cinque indagati alle duesocietà, è stato quantificato dagli inquirenti in circa 150 milioni di euro. La difesa di Bruni, per il momento non ha presentato nessuna istanza di revoca della misura cautelare, o di arresti domiciliari, in attesa di valutare la possibilità di affrontare un riesame, scelta che tuttavia deve essere ancora ponderata. La posizione tenuta ieri da Bruni, sembra non discostarsi molto da quanto dichiarato nell’interrogatorio sostenuto il 15 aprile davanti al sostituto procuratore di Milano Donata Patricia Costa, che coordina l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Lecco.