Capiago Intimiano, 24 agosto 2012 - Le Paralimpiadi di Londra sono alle porte e la Federciclismo ha numerosi assi nella manica da calare. Agli ordini del ct Mario Valentini ci sono 14 atleti e uno di questi è il 40enne Roberto Bargna, di Capiago Intimiano (Como), primo nel ranking mondiale della categoria C3 di paraciclismo.

Nell’ultima edizione romana della Coppa del Mondo Bargna ha partecipato alla festa azzurra (5 ori, 1 argento, 7 bronzi) conquistando un terzo posto nella gara “in linea” della sua categoria. Un piazzamento che vorrebbe replicare anche a Londra: “Per me il D-day sarà il 6 settembre – spiega -. Quel giorno ci sarà la gara sul circuito di Brandshatch e conto davvero di raggiungere almeno un posto sul podio. È un risultato alla mia portata”.

Bargna, come si sta preparando alla sua prima Paralimpiade?
“Seguendo i consigli dell’esperto ct Valentini con cui ho un bellissimo rapporto. A luglio siamo stati tutti insieme a Piancavallo (Pordenone) per un ritiro di 24 giorni. Lì ci siamo concentrati sulla resistenza, sul “fondo”, sul lavoro anaerobico e sulla potenza. Ora invece siamo a Roccaraso (L’Aquila) ci impegniamo sul breve e sulla velocità, svolgendo due sedute al giorno. Il clima fresco di queste zone d’altura è l’ideale”.

Lei correrà su pista o su strada?
“Su strada. In pista difenderanno i nostri colori Macchi, Tarlao e Addesi. Io non sono portato e preferisco di gran lunga la strada. Il tracciato di Brandshatch è lungo sette chilometri, per un totale di 77 da percorrere. Voglio dare il meglio e con me ci sarà anche Paolo Viganò. Ma non è tutto”.

Cioè?
“Il 5 settembre dovrò probabilmente correre anche la cronometro individuale di 15 km, sempre sullo stesso circuito. Spero di recuperare il giorno dopo la giusta forma fisica”.

Quali avversari teme di più?
“Il belga Kris Bosmans e l’inglese Darren Kenny, soprattutto. Spero però di rendere la gara dura, di fare selezione in modo che non si arrivi in volata, tutti insieme sul traguardo. Farò una gara d’attacco in modo che la vittoria non si giochi sulla velocità, dove sono sfavorito”.

Emozionato?
“Per ora no, l’allenamento è una routine. Quando l’1 settembre partiremo da Malpensa qualcosa cambierà, perché la Paralimpiade è un’occasione unica nella vita. Dai 10 ai 18 anni ho gareggiato nel ciclismo ma dopo l’incidente nel 2002 non mi sarei mai immaginato di arrivare a questo punto”.

A chi dedicherebbe una vittoria?
“Non ci ho pensato per scaramanzia. Tante persone mi hanno sostenuto, ma se sono arrivato a Londra tuttavia lo devo a due persone in particolare. Al mio ortopedico Giovanni Lovisetti, che mi ha fatto conoscere l’allenatore e pluricampione Fabio Trimboli. Con lui ho capito che la vita poteva andare avanti”.