Mariano Comense, 28 agosto 2012 - In Pierpaolo Addesi, nato a Mariano Comense, ci sono le speranze italiane di conquistare una medaglia a Londra. È affetto fin dalla nascita da focomelia, una malformazione congenita per cui gli arti si sviluppano poco o per nulla e nel suo caso l'arto in questione è l'avambraccio sinistro.

Fin da bambino sviluppa una forte passione per le due ruote. Segue manifestazioni e gare con la brama di poter essere anche lui, un giorno, protagonista.

E dal 2007 ad oggi il sogno inseguito da tutta una vita si realizza con le Paralimpiadi di Pechino e di Londra. Ma in questi quattro anni sono stati tanti gli appuntamenti importanti (Mondiali, Europei...) che hanno comportato molti sacrifici e continue rinuncie. Quando però lo sport riempie la vita, come nel caso di Pierpaolo, allora si pedala senza sentire mai la catena.

Venerdì partirà per Londra. «Già. Siamo pronti, abbiamo lavorato bene. Siamo sicuri di ciò che abbiamo fatto per prepararci a questi Giochi»

Secondo lei che ha partecipato anche a Pechino 2008, quanto sarà diversa Londra? «Pechino è stata un'esperienza particolare. Culturalmente sono molto distanti da noi. Ci circondava un mondo totalmente differente rispetto a ciò a cui siamo abituati. Londra è più simile, in tutto. Mi è rimasto comunque uno splendido ricordo dei Giochi in Cina. Il mio compagno di stanza ha vinto la medaglia d'oro anche per merito mio. È stata un'esperienza fantastica e spero di tornare da Londra con immagini altrettanto belle nella mente»

Quindi l'obiettivo è una medaglia? «Sì, sicuramente. Abbiamo tutte le carte in regola per salire sul podio»

Chi sono gli avversari più temibili? «La gara di ciclismo su strada è la più complessa anche perchè vi partecipano due categorie. Credo che dovremo difenderci dall'Australia, dal Brasile che ha due componenti molto forti, dalla Repubblica Ceca... anche noi comunque siamo molto competitivi»

Quanto lavoro c'è dietro un Olimpiade? «Tanto lavoro. Non solo per i Giochi in sè. Perchè tra questi ci sono altre prove di altissimo livello per cui allenarsi. C'è stato tanto lavoro soprattutto con la Nazionale, ma ben ripagato perchè siamo al primo posto nel ranking mondiale. Per arrivare pronti agli appuntamenti importanti facciamo tanti sacrifici. Togliamo ore al lavoro, alla famiglia. Capita spesso che al posto di andare in vacanza, usiamo il tempo libero delle ferie per andare in ritiro con la Nazionale»

Se dovesse arrivare la medaglia, a chi la dedicherebbe? «Non ho dubbi... il primo pensiero va alla mia famiglia, alla mia compagna e ai miei figli...»

So che è un argomento delicato, ma potrebbe darci un suo parere su Fabrizio Macchi che, recentemente sospeso per otto mesi dalla procura, salterà i Giochi di Londra? «Certo. E può anche citarmi testualmente. La Giustizia Sportiva agisce sempre e solo prima di eventi importanti. Il caso di Macchi ne è un esempio lampante. Si parla di una frequentazione avvenuta anni fa e casualmente la giustizia decide di agire ora che le Olimpiadi sono alle porte. Questa è una carognata per lui e per tutti quelli che praticano sport. Dicono di avere più di 70 nomi, ma ne stanno tirando fuori uno alla volta. La tempistica di questi provvedimenti è allucinante. Macchi è pulito, si parla solo di "frequentazione", ma così facendo la presunzione diventa fatto. Allora siamo tutti colpevoli. Hanno destabilizzato tutto il gruppo, così non si fa»

Si sente un esempio per chi nella vita ha dovuto affrontare difficoltà simili alle sue? «Credo che nella vita non ci si debba mai abbattere. Io dico sempre "C'è gente che sta peggio" ed è la verità. Consiglio a tutti di fare sport, perchè aiuta ad uscire da situazioni che sembrano irrisolvibili. A me ha aiutato tanto. Poi gran parte dipende dal carattere della persona. Ma lo sport da una spinta in più»