Cantù, 28 agosto 2012 - A Londra è il più giovane della spedizione del basket in carrozzina, ma non ha nessuna intenzione di stare in pachina a fare da comparsa. Jacopo Geninazzi, classe 1987, a 14 anni subì l'amputazione al femore sinistro per una osteosarcoma.

Jacopo, quando ha scoperto il basket? «Prima del mio tragico tumore, ho fatto diversi sport a livello amatoriale. Dopo che ho subito l'amputazione, un mio amico conosceva la Briantea 84 Cantù, squadra dove tuttora milito, e mi ha proposto di andare a fare un provino. Sono andato e da lì ho continuato».

Che emozioni prova quando gioca? «Mi sento libero perchè è un momento in cui mi sfogo, ma comunque sono sempre concentrato e determinato per far bene. Io voglio sempre vincere, non esistono amichevoli per me e in ogni partita do sempre il massimo».

Come vi state preparando per Londra? «Negli ultimi due mesi abbiamo effettuato 4 raduni a Roma, presso il centro Olimpico Acqua Acetosa. Oltre ad allenarci, abbiamo svolto vari tornei e partite contro altre formazioni. La vera preparazione l'abbiamo iniziata a metà luglio, svolgendo sedute da doppi allenamenti, per una media di 6/7 ore al giorno di lavoro. Io in teoria non parto tra i titolari, ma farò di tutto per mettere il coach in difficoltà».

Vi vedete da medaglia? «Non lo so, adesso non mi sbilancio. Noi ce la metteremo tutta, ma il vero obiettivo sarà passare il girone. Nei preliminari ce la vedremo contro Spagna, Usa,Turchia, Sud Africa e Australia. Per andare avanti dobbiamo arrivare tra le prime quattro, poi quando saremo ai quarti di finale ci pensermo. Un passo alla volta».

A chi dedicheresti la medaglia? «Non ci ho nemmeno pensato... comunque a tutte le persone che mi sono state vicine».

Giocherai anche a Rio? «Prima penso a Londra e poi vedremo. L'età sicuramente c'è l'avrò, ma adesso concentriamoci su quest'avventura».

di Lorenzo Pardini