Rubavano auto in Italia per poi rivenderle in Svizzera: sette rinviati a giudizio

Si ipotizza l'esistenzi di una vera e propria organizzazione dedita alla ricettazione delle automobili

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

Milano, 29 ottobre 2014 - Rubavano auto per poi "ripulirle" e rivenderle, sgominata una banda con base tra l'Italia e la Svizzera: sette perrsone rinviate a giudizio. Il Ministero pubblico del Canton Ticino, nell'ambito dell'inchiesta denominata "Muscle car" della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, ha rinviato a giudizio dinnanzi alle Assise Criminali sette persone accusate di un aver promosso un vasto giro di auto rubate. Si tratta di un 48enne commerciante di vetture svizzero, di un 41enne venditore di automobili sempre svizzero, di un 38enne commerciante siriano residente in provincia di Como, di un 40enne commerciante italiano sempre residente in provincia di Como; di un 41enne commerciante della provincia di Varese, di un 39enne, anch'egli comasco, e di un 37enne agente di sicurezza italiano del Varesotto. I reati ipotizzati nei loro confronti sono quelli di ricettazione, truffa, appropriazione indebita, falsità in documenti e falsità in certificati. E' ipotizzata l'esistenza di un'organizzazione dedita alla ricettazione di vetture oggetto di reato patrimoniale all'estero (l'inchiesta ha permesso di identificare circa una sessantina di auto), che venivano importate e collaudate in Svizzera mediante documentazione falsa e che venivano poi immesse nuovamente sul mercato da rivenditori compiacenti e vendute a clienti ignari, che provvedevano ad immatricolarle in Svizzera.