Mozione di sfiducia a Lucini bocciata dal Consiglio comunale

Il sindaco si salva per 5 voti: 18 contro 13 scelgono la sua permanenza. Lucini: "Pronto a rispettare il mio mandato"

Consiglio comunale di Como

Consiglio comunale di Como

Como, 22 giugno 2016 – Il verdetto è arrivato a mezzanotte e quindici minuti, con i consiglieri rimasti in aula che hanno risposto alla chiamata ad appello nominale rispondendo con "favorevole" o "contrario". In gioco c'era la sfiducia al sindaco Mario Lucini, che non è passata per cinque voti di differenza, 18 contro 13, al netto delle defezioni di due consiglieri della stessa maggioranza, Raffaele Grieco e Giacchino Favara, che dopo aver aspramente criticato l'operato del sindaco hanno preferito abbandonare l'aula, pur di non votare contro.  Come era già accaduto la sera di lunedì, nel corso della prima parte della discussione, le opposizioni non hanno risparmiato i loro attacchi al sindaco, "responsabile politico" del disastro del cantiere delle paratie, bocciato dall'Anac nella sua terza variante e ora sul tavolo della Procura di Como che ha disposto gli arresti per due dirigenti, Antonio Ferro e Pietro Gilardoni, in attesa che il Riesame si pronunci sulla richiesta di misure cautelari richieste da il Pm, Pasquale Adesso, ha richiesto anche nei confronti della responsabile dell'area giuridica di Palazzo Cernezzi, Antonietta Marciano.  Dopo essere rimasto in silenzio per un'intera seduta il sindaco Mario Lucini si è finalmente difeso, raccontando la sua versione dei fatti ai consiglieri e ai tanti cittadini comaschi che si sono dati appuntamento in consiglio per assistere alla seduta. "Io vivo tra la gente, tutti i giorni, in centro come in periferia. Non nego i problemi, ma in questi quattro anni abbiamo fatto tante cose buone e tante altre ne possiamo dare ancora alla città - ha preso la parola - Per questo mi assumo le doverose responsabilità e confermo la disponibilità a rispettare il mandato di 5 anni che ci hanno assegnato gli elettori”. Nessun passo indietro sulla questione paratie e la decisione di procedere con la terza variante. “Questa amministrazione ha seguito un percorso chiaro e sempre a carte scoperte – ha spiegato Mario Lucini – Abbiamo fatto questo a partire dal programma elettorale, sempre condiviso con la città. Anche sulle paratie abbiamo avuto aggiornamenti periodici con i consiglieri di minoranza tramite 10 incontri e abbiamo condiviso passo passo il lavoro con Regione Lombardia. Non voglio negare i problemi o le responsabilità, ma lo dico per dovere di verità. Non corrisponde al vero che questi anni di lavoro sono diventati carta straccia, anche Anac ha riconosciuto necessità e la validità della terza perizia di variante. Quel lavoro non è lavoro sprecato nemmeno dopo la revoca dell’autorizzazione paesaggistica da parte della Provincia, che peraltro ha preso questa decisione perché sostiene, se in modo fondato oppure no lo vedremo, che in passato sono state realizzate opere che non sarebbero sanate dalla terza perizia. Ora bisogna capire se quanto realizzato sul cantiere è stato realizzato legittimamente e come comportarsi di conseguenza ma tutti sanno chi ha lavorato sul cantiere e chi ha lavorato per risolvere il problema nell’interesse della città. Altre strade sarebbero state forse più comode ma non nell’interesse di Como. Dunque non abbiamo operato per solitaria ostinazione e per superficialità ma il percorso è stato condiviso con tutti gli attori in campo nella partita”. Nel corso del suo intervento Lucini non ha mancato di chiamare in causa anche la Regione e il Governatore Roberto Maroni, lo stesso che l'indomani degli arresti disposti dalla Procura di Como aveva puntato il dito contro l'incapacità del Comune. "La condivisione è avvenuta anche con l’ente responsabile dell’opera fino all’ultima traccia del 22 marzo 2016 con cui ha scritto alla struttura di missione per chiedere supporto a una soluzione ottimale della questione - si è difeso Mario Lucini - In questa comunicazione dice che la rescissione del contrattato “appare come una soluzione che pone un elevatissimo rischio di contenzioso con l’impresa e con una dilazione dei tempi e un prolungamento delle condizioni di rischio per Como”. Sempre nello stesso documento la Regione ha definito più “rispondente all’interesse pubblico una variante che contenga le opere strettamente necessarie”. Il sindaco ha concluso rivendicando i successi ottenuti in quattro anni di amministrazione, ma senza convincere le opposizioni e anche qualcuno dei suoi, come il consigliere Raffaele Grieco che prima di abbandonare l'aula ha chiesto al suo sindaco di dare un segno chiaro di discontinuità con il passato e "licenziare" gli assessori Daniela Gerosa, Luigi Cavadini e Savina Marelli