Mozione di sfiducia a Lucini, dibattito in Consiglio comunale

Primo round di discussione in aula, ma la mozione è destinata a naufragare in aula

Il sindaco non correrà nelle elezioni del 2017

Il sindaco non correrà nelle elezioni del 2017

Como, 21 giugno 2016 – Destinata a naufragare sui numeri – vista la decisione di Paco-Sel di far quadrato attorno al sindaco, malgrado critiche profonde alla gestione dell’amministrazione e della stessa questione paratie – la mozione di sfiducia a Mario Lucini, iniziata ieri sera nell’aula consigliare di Palazzo Cernezzi, non è per questo uno strumento inutile o peggio fine a se stesso.

Dopo Autorità Anticorruzione e Procura della Repubblica di Como, che nelle scorse settimane ha disposto l’arresto di due dirigenti, Antonio Ferro e Piero Gilardoni negli ultimi quattro anni plenipotenziari del progetto paratie, finalmente la questione è tornata nel suo ambito naturale, la politica, in un dibattito che almeno nei suoi toni iniziali è sembrato assomigliare a un vero e proprio processo con il sindaco, Mario Lucini, nella scomoda posizione di principale imputato.

Ci si trova in un blocco totale politico-amministrativo che non può portare a nessuna ripercussione positiva per la nostra città, già commissariata da terzi – ha tuonato Marco Butti, del gruppo misto - Siamo di fronte al naufragio della terza perizia di variante e di tutto quando ad essa collegato, che determina il fallimento del caposaldo con cui Mario Lucini ha vinto le elezioni del 2012. Obiettivamente non ci sembra che quando fatto sia rientrato nelle indicazioni dell’Anac e quanto fatto sia corretto. Dovrebbe essere chiaro a tutti, anche ai supporters del sindaco più accaniti che si è arrivati a un binario morto”.

Non ha fatto sconti al sindaco neppure Gioacchino Favara, consigliere comunale del Pd di corrente renziana, tra i firmatari della mozione di sfiducia. “I cittadini sono stanchi – ha attaccato – gli amici ti stanno lasciando, i dipendenti sono disorientati: è ora di lasciare”. Per Alessandro Rapinese di Adesso Como “la città è a pezzi è ora di fare un passo indietro. Lei ha dato l’incarico a Gilardoni su 43mila ingegneri in Italia, l’unico che ha lavorato con Sacaim. Le avevo detto che Sacaim ci avrebbe spiumato e lei mi ha dato del gufo, sappia che se mi arriva una richiesta da dieci milioni di euro di risarcimento gliela mando anche se è scappato in Sud America”.

Bordate che il sindaco ha ascoltato in silenzio, difeso a tratti dai suoi fedelissimi. Per replicare avrà tempo questa sera, al termine delle ultime requisitorie. Anche se non si tratta di un processo i comaschi sono curiosi di ascoltare la sua difesa.