Como, 22 luglio 2012 - Cambiare rotta sulle paratie. È il leitmotiv delle ultime settimane, rivendicando il diritto di cambiare idea sul più grande intervento idraulico mai realizzato in città. Un’ambizione legittima quella del neosindaco, Mario Lucini, specie se suffragata dal malcontento di una comunità intera, ma ugualmente pericolosa. 

Lo sa bene Roberto Formigoni, governatore della Lombardia, che da politico di lungo corso, per non dire navigato, di cambi di rotte se ne intende eccome. Nell’incontro con il sindaco di Como il numero uno del Pirellone ha tenuto un atteggiamento volutamente attendista: i cambi si potranno fare ma dovranno essere in linea con il progetto fin qui condotto, occorrerà mantenere la salvaguardia idraulica e dovrà essere fugata la benché minima possibilità d’incappare sotto la scure della Corte dei Conti.

Alla fine il sentiero che rimane è strettissimo e non privo di rischi. Anche per questo ben lontani da un accordo tra Palazzo Cernezzi e Pirellone alla fine il compromesso raggiunto è di trovarsi tra qualche settimana con una relazione tecnica che certifichi, nero su bianco, i cambiamenti necessari e soprattutto giustifichi la loro necessità. Della relazione si sta occupando lo stesso Mario Lucini in veste di geologo, a sollevare dubbi sono soprattutto le crepe che si stanno aprendo in molti edifici vista lago. Uno degli effetti visibili della subsidenza, secondo i detrattori dell’opera, contrari alle paratie stagne perché non permettendo all’acqua del primo bacino di esondare non permetterebbe neppure a quella proveniente dalla città di defluire nel lago.

Tra le prove di questi disastri annunciati sembra potessero esserci gli sversamenti periodici di liquami in piazza Cavour. Recenti indagini hanno però permesso di scoprire che più che la subsidenza che avrebbe fatto spostare il collettore sotto il lungolago sono gli oli dei fritti dei ristoranti, buttati nello scarico delle cucine, ad aver saturato nel corso degli anni il sottosuolo della piazza. Così dopo il muro adesso la città si è meritata anche il Blob.

Tornando alle paratie la vera difficoltà per Lucini sarà convincere la Corte dei Conti che anni di consulenze, un vascone già realizzato nel tratto di Sant’Agostino che invece dell’acqua conterrà la fognatura chiara e pompe di aspirazione costate 100mila euro che mai verranno utilizzate non costituiscono un cattivo uso del denaro pubblico.

Verrebbe da prendersela con chi a Palazzo Cernezzi c’è stato fino all’altro giorno, ma questo è un lusso che va lasciato alla polemica delle campagne elettorali. Mario Lucini come sindaco di Como ha l’obbligo di garantire la continuità amministrativa per il bene della città, come ha sottolineato lo stesso Formigoni. In altre parole occorre portare avanti anche progetti che magari non si sono mai condivisi ma che ormai sono stati deliberati e decisi. Per vedere come andrà a finire non resta che aspettare ancora qualche settimana.