Gera Lario, omicidio della ciclabile: chiesti 18 anni per Cerfoglio

Franco Cerfoglio deve essere condannato a 18 anni di carcere per l’omicidio di Alfredo Sandrini. È la richiesta fatta ieri dal pm Mariano Fadda, al termine della requisitoria con la quale ha chiesto alla Corte d’Assise di Como di riconoscere la responsabilità dell’imputato per il delitto avvenuto lo scoro 3 gennaio sulla pista ciclabile di Gera Lario di Paola Pioppi

Omicidio di Gera Lario (Cusa)

Omicidio di Gera Lario (Cusa)

Gera Lario, 23 ottobre 2014 - Franco Cerfoglio deve essere condannato a 18 anni di carcere per l’omicidio di Alfredo Sandrini. È la richiesta fatta ieri dal pm Mariano Fadda, al termine della requisitoria con la quale ha chiesto alla Corte d’Assise di Como di riconoscere la responsabilità dell’imputato per il delitto avvenuto lo scoro 3 gennaio sulla pista ciclabile di Gera Lario. Una conclusione con la quale l’accusa ha riconosciuto la prevalenza delle attenuanti rispetto alle aggravanti, ed escluso la premeditazione: «Non basta — ha detto il pm — l’aver attirato la vittima e avergli sparato: ci deve essere un percorso di maturazione e non possiamo affermare che questo sia avvenuto». L’omicidio è avvenuto «in un quadro di disgregazione sociale evidente. Franco Cerfoglio ha alle spalle una vita raccattata, fino alle percosse e minacce di Sandrini». Il presidente della Corte, Vittorio Anghileri, ha rivolto a Cerfoglio alcune domande: «Non abbiamo fissato l’incontro a casa mia perché mia mamma aveva paura di lui», ha risposto l’imputato, salvo poi ricordargli che la madre in quei giorni era via.

«Questo — ha detto il pm — è un processo in cui mancano una serie di cose: l’arma, la prova diretta o documentale, il testimone chiave. Ma abbiamo una pluralità di indizi importanti. È certo il punto in cui è stato colpito, con il ritrovamento dei bossoli e di carte di caramella come quelle trovate a casa dell’imputato. Abbiamo un debito da estinguere da parte di Cerfoglio, ed era una somma per cui si muovono le mani. Ma il movente non può bastare, se non si aggiungono occasione e opportunità. Cerfoglio quella sera era lì, lo dice lui stesso, a rincorrere un appuntamento che, a detta sua, non sarebbe mai avvenuto. Ci sono 25 telefonate in 90 minuti, cessate quanto Sandrini viene aggredito. Attorno a tutto questo, c’è un deserto di possibilità alternative alla colpevolezza di Cerfoglio». La sentenza è attesa per il 6 novembre, ma nel frattempo la difesa — Pietro Bassi e Alida Sacchi — ha chiesto l’assoluzione per il mancato raggiungimento della prova. «Cerfoglio dice la verità. Ci sono situazioni legate a quel delitto che ci sono ancora ignote — ha detto Bassi — e che non ci consentono di dire che abbiamo raggiunto la certezza della colpevolezza di Cerfoglio. Sono stati trovati mozziconi di sigaretta non attribuiti: è plausibile che quel delitto sia stato commesso da altre persone, non identificate dalle indagini».