Merone, milioni per il depuratore

Più ecologico e attento al verde: un impianto all’avanguardia mondiale

L'impianto di Merone

L'impianto di Merone

Merone, 9 ottobre 2015 - Un milione e 900mila euro per migliorare la qualità delle acque che dal depuratore di Merone vengono immesse nel Lambro, sfruttando l’azione dell’ossigeno e di piante «mangia inquinanti». Il progetto di affinamento depurativo è promosso dal Parco regionale della Valle del Lambro che ieri mattina ha firmato la convenzione con l’Azienda Servizi Integrati Lambro Spa che gestisce l’impianto.

A finanziere l’opera, che rientra in un piano di interventi sul fiume sostenuto anche dall’Unione Europea e da Fondazione Cariplo, è Regione Lombardia. I lavori partiranno nel mese di gennaio e dureranno, meteo permettendo, circa sette mesi all’interno di un’area di circa diecimila metri quadrati di proprietà di Asil. La strategia è stata studiata anche all’estero – Israele in primis – e verrà poi esportata ad altri impianti, a cominciare dal depuratore di Nibionno. «Verrà adottata una tecnologia all’avanguardia – sottolinea il presidente di Asil, Fabio Puglia -. L’area diventerà fruibile ai cittadini e saremo gestori attenti». A spiegare il progetto nei dettagli, due ingegneri del dipartimento di riqualificazione fluviale, Stefano Minà e Daniele Giuffrè.

La novità è che a essere trattate saranno le acque che arrivano nel sistema fognario in caso di piogge intense o temporali, che saranno sottoposte a un processo di fitodepurazione. Dopo una fase di grigliatura chiamata a bloccare cartacce, sassi e oli, le acque verranno convogliate in aree con letti di ghiaia e piante – phragmites, canne lacustri e specie floreali – che assorbiranno la parte residua organica che va a finire nel fiume. Saranno realizzate quattro vasche da mille metri quadrati ciascuna. All’interno di tubi sotterranei verrà insufflato dell’ossigeno per migliorare la depurazione oltre a ridurre odori e la presenza di insetti. Nell’ultima zona a «flusso libero» saranno realizzati alcuni laghetti e sarà resa accessibile l’area oggi paludosa e a bosco con un sistema di sentieri.

«Questa nuova collaborazione è un unicum – commenta il presidente del parco Eleonora Frigerio -. È la prima convenzione di questa entità fra un parco regionale e un ente di depurazione. Non è un progetto che colma lacune del depuratore, perché non ci sono problemi funzionali, ma migliora il ripristino della fruibilità ambientale e della qualità delle acque ed è stato studiato all’interno di uno strumento più ampio, il Contratto di fiume».