Mercatone uno a rischio, allarme occupazione a Tavernerio

La crisi del mobilificio a cavallo fra Comasco ed Erbese fa tremare 37 famiglie comasche. L’allarme lanciato dalla Cgil: «Rimaniamo vicini ai lavoratori» di Roberto Canali

Negli ultimi mesi la situazione è degenerata sempre più velocemente

Negli ultimi mesi la situazione è degenerata sempre più velocemente

Tavernerio, 24 gennaio 2015 - Allarme occupazione a Tavernerio dove si teme la chiusura del punto vendita Mercatone Uno, il mobilificio a cavallo tra comasco ed erbese, con 37 dipendenti. Per colpa della crisi che ha investito il gruppo Mercatone Business avrebbe deciso di dismettere 35 dei suoi 79 punti vendita, presentando un’istanza di concordato preventivo agli uffici del tribunale. La scelta sembra purtroppo caduta anche sul magazzino attivo in paese, tanto che i sindacati lariani si sono mobilitati a favore dei dipendenti, senza stipendio dal primo gennaio.

«La notizia non ci ha sorpreso – spiega Ivan Talloru, Filcams Cgil - avevamo già compreso negli ultimi mesi che la situazione aziendale stava rapidamente degenerando: i debiti nei confronti degli istituti di credito ammontano a 450 milioni di euro».

Negli ultimi tre anni sono stati sottoscritti accordi sindacali per l’utilizzo dei contratti di solidarietà, con lo scopo di consentire un processo di riorganizzazione dei punti vendita tale da rilanciare l’azienda e renderla competitiva e contenere, al contempo, il costo del lavoro per salvaguardare l’occupazione: «Il risultato? oltre a non ricevere la retribuzione per i giorni lavorati dal 1 al 19 gennaio, i dipendenti sono lasciati da soli a fronteggiare le richieste di fornitori e di clienti, allarmati da quanto letto sui quotidiani nazionali.

Le indiscrezioni dicono che il punto vendita comasco sia inserito in una lista di 30/35 in fase di chiusura. La società non smentisce e non conferma, continuando a giocare con le paure più profonde dei dipendenti e continua a non essere trasparente nei confronti di chi, sette giorni su sette, ci mette la faccia. Invitiamo la clientela a essere solidale con i lavoratori e a comprendere le difficoltà che stanno affrontando».