Omicidio a Erba, spara alla madre malata e chiama il 112. Dramma della disperazione a Campolongo

Massimo Rosa decide così di mettere fine alle sofferenze della mamma Luigia Castelnuovo, di 89 anni di Paola Pioppi

I carabinieri di fronte alla casa del matricidio di Erba

I carabinieri di fronte alla casa del matricidio di Erba

Erba, 17 luglio 2014 - Quando è morta, per quel colpo di pistola che le ha trapassato la testa, non se ne è accorto nessuno. Massimo Rosa, 63 anni, ha usato un cuscino per attutire il rumore di quell’esplosione con cui ha messo fine ad anni di sofferenza. Della madre non più gestibile, del fratello scivolato in crisi depressiva, e sua, malato di cuore, con sempre meno energie per affrontare quelle giornate drammatiche. Luigia Castelnuovo, 89 anni, ieri mattina è morta nel sonno, uccisa da un proiettile che per suo figlio più giovane, ha rappresentato l’unica possibile soluzione a una crescente serie di problemi.

Gli ultimi 14 anni, quell’anziana donna li aveva passati a gridare dal letto, a chiedere, a ripetere ad alta voce frasi senza senso. La sentivano tutti, a ogni ora. Non solo i suoi due figli, barricati con lei dentro quella casa in un cortile di via Verri, traversa della strada che porta verso Longone al Segrino. I vicini soprattutto, a cui era interdetto ogni interessamento.

La porta di casa Rosa era il limite che nessuno poteva oltrepassare, tranne per un paio di vicine di casa che solo per pochi minuti al giorno potevano andare da Luigia. A cercare di parlarle, se era in condizioni di farlo, ma non potevano accudirla o aiutare i suoi figli a gestirla. Non volevano nessuno loro due, in preda a un disagio che li ha portati a chiudersi sempre più dentro casa. Con tutto il cortile che chiedeva da anni una soluzione che loro non sapevano trovare. Qualche settimana fa, le condizioni dell’anziana donna si erano aggravate parecchio, ma poi i medici l’avevano salvata, e lei aveva ricominciato come prima. Forse peggio. Così ieri mattina Massimo si è fatto carico di quell’ultimo ed estremo gesto. Il peggiore possibile, ma l’unico che lui ha sentito di dover fare.

I due fratelli la settimana prima erano andati in Comune per capire se la casa di ricovero poteva essere una soluzione. Erano tornati a casa con qualche modulo da compilare, una lunga lista di incombenze burocratiche, alla ricerca di un posto libero che forse non sarebbe arrivato a breve. Era la strada che suggerivano tutti, quella che avevano scelto in tanti prima di loro. Ma Massimo Rosa, dopo aver guardato sua madre ancora per qualche giorno, dopo averla sentita per ore ripetere quelle frasi insensate, ha deciso che un posto letto a casa Prina non sarebbe bastato a vedere la fine di quel fardello quotidiano. Così ha sparato. Cercando di ridurre al minimo il disturbo, almeno per quest’ultimo gesto. È salito al piano di sopra, dal fratello Alessandro. Lì ha esploso il secondo colpo, trovato dai carabinieri conficcato in un muro. I militari di Erba, e del Reparto Operativo di Como, stanno cercando di capire cosa è accaduto in quella stanza, sentendo i due fratelli. Capire se quel secondo proiettile era destinato al fratello Alessandro, in un tragico disegno che forse non si sarebbe fermato lì. Per il momento, l’uomo è stato portato in carcere al Bassone con l’accusa di omicidio volontario, ma quest’ultimo è l’aspetto che le indagini devono ancora definire. Dopo gli accertamenti del medico legale Giovani Scola, del Sant’Anna, i carabinieri hanno fatto tutti i rilievi nell’abitazione, ora sigillata e vuota.