Madonna delle Lacrime, la cerimonia al Santuario: "Il convento non deve chiudere"

Anche il sindaco Robba alla cerimonia che ha commemorato l'affidamento del luogo di culto ai frati minori e francescani: "La loro presenza è fondamentale per la vita religiosa di tutto il paese" di Roberto Carena

Preghiera in chiesa

Preghiera in chiesa

Dongo, 30 settembre 2014 - Dongo ha ricordato i 400 anni di affidamento del Santuario della Madonna delle Lacrime ai frati minori e francescani celebrando l'evento con un incontro commemorativo e una solenne funzione religiosa alla presenza di un cospicuo gruppo di religiosi provenienti dal territorio lombardo.

L'incontro delle autorità civili, religiose e la popolazione è avvenuto nella splendida sala d'oro di palazzo Manzi, sede del municipio ieri mattina con l'intervento del sindaco Mauro Robba, il ministro provinciale dei frati francescani padre Francesco Bravi, padre Renato Beretta, rettore del convento donghese, il vicario foraneo don Roberto Vaccani con l'arciprete don Francesco Saccomanni.

"Il santuario e convento costruiti per volontà della gente 400 anni fa, ancora oggi rivelano il profondo legame con il territorio e con la chiesa locale - ha spiegato Padre Francesco Bravi - il santuario, nato a seguito dell'evento miracoloso del 6 settembre 1553 quando più persone videro sgorgare lacrime dall'effige della Madonna dipinta in una cappelletta posta nei pressi del torrente che bagna Dongo, è affidato alla nostra cura pastorale ed è considerato dalla gente del posto un punto di riferimento spirituale molto importante. Il luogo è profondamente inserito nel tessuto della vita sociale ed ecclesiale, amato come un luogo del cuore che custodisce la memoria viva della storia della propria gente e delle proprie tradizioni. E questo ci impegna a custodirlo con amore e con cura. Padre Luca da Como - ha aggiunto - uno dei numerosi predicatori del forte Fuentes, nel 1607 avanzò la proposta di edificare un convento a Dongo e la comunità accolse l'iniziativa con entusiasmo".

L'attuale rettore del convento, padre Renato ha ricordato che: "Il convento di Dongo è uno dei pochi luoghi ove gli ordini religiosi sono riusciti a superare le grandi traversie storiche nel succedersi di varie autorità che, in qualche modo, nella loro visione politica non ritenevano fondamentale la presenza religiosa. E' probabilmente l'unico luogo in Italia in cui le soppressioni non hanno portato la chiusura del convento". "Nei 4 secoli di vita ha rischiato di chiudere più volte - ha ribadito il sindaco Robba - ma ha sempre resistito grazie anche alla famiglia Polti che, a seguito della soppressione degli ordini religiosi da parte di Napoleone nel 1810, acquistò l'edificio donandolo successivamente ai frati consentendo loro il ritorno a Dongo. Oggi corre voce di chiusura per variegati motivi - ha concluso - ma chiedo ufficialmente a nome della popolazione intera, che il Convento non debba mai chiudere. La presenza dei frati francescani è fondamentale per la vita religiosa di tutto il paese".