Musso, la Cassazione dà ragione ai Lillia: "Nessun abuso edilizio"

La casa delle barche costruita dei campioni della classe Star era regolare

Stefano e Domenico Lillia

Stefano e Domenico Lillia

Musso, 28 aprile 2016 - Primo e Secondo grado anche la Corte di Cassazione ha stabilito che il cantiere Lillia, la casa delle barche dei campioni la classe Star, era perfettamente regolare. La fine di sette anni da incubo, passati a difendersi nelle aule dei tribunali da accuse che poi si sono rivelate inconsistenti, con il cantiere che è stato posto sotto sequestro un anno intero, alla vigilia delle Olimpiadi di Londra. «Per noi è stato un danno immenso – spiega il patron, Domenico Lillia – non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto d’immagine. Alle Olimpiadi di Atene, nel 2004, eravamo presenti con cinque imbarcazioni e abbiamo conquistato oro, argento e bronzo, quattro anni dopo a Pechino ben undici delle sedici imbarcazioni in gara erano state costruite da noi, a Londra dopo quello che ci è accaduto c’era una sola squadra in gara con una delle nostre imbarcazioni in prestito. Nell’ambiente si era diffusa la voce che fossimo falliti, un po’ come se la Ferrari fosse costretta a ritirarsi suo malgrado dalle corse o un atleta fermato ingiustamente per doping nel pieno della sua carriera».

Non è un caso che l’ultima nata nel cantiere di Pianello del Lario, dove per fortuna non hanno perso la mano quando si tratta di costruire imbarcazioni vincenti, sia andata a Torben Grael, il «mago del vento» tattico di Luna Rossa, fedelissimo delle Star di Lillia sopra le quali ha vinto cinque medaglie olimpiche. «Torben la voleva bianca – ricorda Stefano Lillia, che ha preso le redini dell’attività avviata dal padre e dallo zio – ma siccome è un amico gli ho chiesto di concedermi una variazione e gliel’ho consegnata viola. Era la prima Star uscita dal cantiere di Pianello dopo anni, in più eravamo freschi della vittoria in Cassazione, mi è sembrato un modo originale per dire al mondo che Lillia era tornato. Sulla linea di partenza, quando Torben è sceso in acqua in una gara negli Usa, abbiamo avuto addosso gli occhi di tutti gli addetti ai lavori». Il primo passo per salire di nuovo sul tetto del mondo della vela. «Sono fiducioso che ce la faremo – confida Domenico «Meco» Lillia – ma so solo io cosa abbiamo dovuto patire per colpa delle denunce di alcuni nostri vicini». Sotto accusa l’ampliamento del capannone di Pianello, in particolare il magazzino interrato, che secondo le denunce sarebbe stato irregolare perché «privo di permesso di costruire legittimo». «In tutti e tre i gradi di giudizio abbiamo dimostrato la piena regolarità dell’attività e del cantiere – conclude l’avvocato Claudio Rea – La cosa più importante è che l’attività sia potuta riprendere, ma rimangono i danni subiti dai miei clienti per colpa del blocco delle loro attività e il discredito gettato nell’ambiente da questa vicenda. Per questo stiamo valutando la possibilità di presentare richieste risarcitorie».