Addio allo status di frontaliere: ora le tasse si pagheranno come in Italia

Lo ha deciso una deliberazione dell'Assemblea nazionale di Berna su spinta della Lega dei ticinesi. L'obiettivo? liberarsi dall'"invasione" di lavoratori italiani di Roberto Canali

La dogana di Como

La dogana di Como

Como, 22 settembre 2014 - Insieme al senso di nostalgia c’è una sola cosa che perseguita gli italiani all’estero: il fisco. La prima cosa di cui non si sente il rimpianto appena si sono imbarcate le valigie sull’aereo è anche quella da cui è più difficile sfuggire. L’Agenzia delle Entrate non molla l’osso facilmente, a meno di non decidere di recidere in maniera netta il cordone ombelicale che collega all’Italia. Pensavano di averla scampata i frontalieri in Canton Ticino, che da quarant’anni in base agli accordi Italo-Svizzeri a patto di risiedere entro i 20 chilometri dal confine, potevano permettersi di pagare le tasse in Svizzera. Il giusto contrappasso, per 62.458 lavoratori (la maggior parte dei quali provenienti dalle province di Como e Varese) per sopportare con il sorriso sulle labbra le levatacce e la disciplina rigidissima delle fabbriche e dei laboratori elvetici, dove tra le tante cose è quasi vietato ammalarsi. La soddisfazione è sempre stata quella di portarsi a casa uno stipendio, al netto delle imposte elvetiche inferiori in media del 15% rispetto a quelle italiane, pari doppio se non al triplo di quello che avrebbero percepito a parità di occupazione al di qua dal confine. Una certezza messa in crisi dalla recente deliberazione dell’Assemblea Nazionale di Berna, l’equivalente del Parlamento italiano, che a larghissima maggioranza (154 favorevoli, 25 contrari e 7 astenuti) ha approvato un documento che impegna il Governo elvetico a negoziare con l’Italia perché i frontalieri siano tassati secondo le aliquote del paese di residenza.

In pratica addio allo status di frontaliere, una doccia gelata per tutti i nostri connazionali che a questo punto dovrebbero riconsiderare seriamente la convenienza di lavorare in Svizzera. A promuovere l’iniziativa la Lega dei Ticinesi, convinta in questo modo di liberarsi dell’«invasione» di lavoratori italiani per posti di lavoro sempre più qualificati, ma a quanto sembra anche il Fisco Tricolore non ha avuto nulla da eccepire. È dai tempi del Governo Monti infatti che si lavora sotto banco per ottenere l’abolizione del segreto bancario nelle ricche banche ticinesi sui conti degli italiani, il contrappasso potrebbero essere proprio i frontalieri. Unica voce contraria quella del sindacato svizzero Unia, al quale sono iscritti migliaia dei nostri lavoratori. Infatti tra i frontalieri c’è già chi pensa di aggirare l’ostacolo trasferendo la propria residenza in Svizzera. Allora addio patria e addio fisco.