Como, 11 maggio 2010  -  La Coldiretti Como-Lecco ha portato all'attenzione le gravi conseguenze degli oltre dieci giorni di pioggia ininterrotta. I fenomeni atmosferici e le abbondanti precipitazioni hanno inflitto considerevoli danni all’agricoltura lariana.

 

Da segnalare il fatto che si è registrato "meno 40% di patate, meno 25% di mais, malattie di natura funginea nel frumento e orzo, semine da rifare sul 30% della provincia, blocco totale dei lavori di manutenzione del verde. Dimezzate le vendite di piante da fiore nei garden, maggiori costi di riscaldamento nelle serre, verdure a pieno campo distrutte, peggior qualità del fieno maggengo, tradizionalmente il taglio più importante. E poi aumento del 50% delle domande di cassa integrazione da parte delle imprese agricole e di manutenzione del verde”.

 

La pioggia, hanno sottolineato gli agricoltori, che è arrivata dopo un inverno che si è posizionato al secondo posto nella classifica dei più piovosi degli ultimi 30 anni, sulla base dei dati dell’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima (Isac).


“Basta guardare le nostre campagne allagate e fare visita ai garden delle nostre imprese dove sono invendute la metà delle piante, come gerani, fior di vetro, begonie petunie o le semplici piantine da orto, che in questo periodo vanno a ruba - spiega il Presidente di Coldiretti, Alberto Pagani - Nella sola provincia di Como sono stati seminati appena un migliaio di ettari a mais mentre ancora 2500 ettari sono ancora da seminare”.

 

In sostanza, le semine ritardate produrranno una perdita secca di produzione di 75.000 quintali di mais per un valore di oltre un milione di euro; si dovrà inoltre procedere alla risemina di circa mille ettari con nuovi costi per 300.000 euro.

 

Tino Arosio ha inoltre denunciato i problemi che hanno investito il settore della manutenzione del verde dove i lavori sono fermi: "Non si può lavorare e sono raddoppiate le domande di cassa integrazione per gli operai agricoli. Il maltempo inoltre ha fatto abbassare drasticamente le temperature e nelle serre, per salvare le piante, sono ripartite le caldaie. Mai a metà maggio il riscaldamento ha funzionato nelle serre”.