Delitto Deiana, "Facciamo come l’altro": così la banda spietata si mise a scavare la fossa

Lo ha detto subito a Luciano Nocera che era stato ucciso, spiegando dove e in che modo, ma anche il luogo in cui, poche ore dopo, lo avrebbero seppellito. Con il cadavere nel baule dell’auto, ucciso la notte dell’8 marzo 2009 in un locale pubblico di Vertemate ormai chiuso da ore, ha suonato al suo campanello di Paola Pioppi

Il luogo in cui si concentrano le ricerche del corpo (Cusa)

Il luogo in cui si concentrano le ricerche del corpo (Cusa)

Villa Guardia (Como), 23 febbraio 2015 - Lo ha detto subito a Luciano Nocera che era stato ucciso, spiegando dove e in che modo, ma anche il luogo in cui, poche ore dopo, lo avrebbero seppellito. Con il cadavere nel baule dell’auto, ucciso la notte dell’8 marzo 2009 in un locale pubblico di Vertemate ormai chiuso da ore, ha suonato al suo campanello. Franco Virgato, ora accusato di essere uno dei due esecutori di quell’omicidio, dopo aver accoltellato a morte Salvatore Deiana, con il quale aveva un conto in sospeso, si è presentato da Nocera: 46 anni di Lurate Caccivio, venditore ambulante di panini, era considerato un punto di riferimento nell’ambiente criminale della Bassa Comasca. Così Virgato la mattina del 9 marzo va da lui, racconta di aver ucciso Deiana che anni prima gli aveva esploso contro alcuni colpi di pistola, ferendolo gravemente.  Lo aveva caricato sull’auto di Giuseppe Monti, 34 anni di Bregnano, a sua volta coinvolto nell’omicidio, parcheggiandola in un garage in attesa di stabilire dove far sparire il corpo. Decidono per un bosco tra Appiano e Olgiate, dove ora, da settimane, sono concentrate le ricerche della Squadra Mobile della Questura di Como. Ad aiutare Virgato c’era Andrea Zemolin, all’epoca uomo di fiducia di Nocera, morto tempo dopo in un incidente stradale. Quando più tardi Monti li accompagna a seppellire Deiana, la fossa era già stata scavata dai due, che avevano messo al corrente Nocera anche del luogo scelto per l’occultamento del cadavere. Una vicenda più che nota nell’ambiente criminale, dove per anni è rimasta sotto silenzio, mentre i familiari di Salvatore Deiana lanciavano appelli per la sua scomparsa. Il suo omicidio viene evocato sei anni dopo, quando il gruppo, di cui fanno parte anche Virgato e Nocera, uccide a coltellate Ernesto Albanese, e deve decidere come sbarazzarsi del cadavere: «Facciamo come con l’altro», avrebbe detto Nocera, facendo riferimento al seppellimento di Deiana.

Così viene scavata un’altra fossa, questa volta dietro un edificio in ristrutturazione a Guanzate. Ucciso l’8 giugno, Albanese viene ritrovato a ottobre. Nel frattempo Nocera viene arrestato per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, in un’indagine condotta dai Ros e dalla Dda di Milano: le intercettazione e gli appostamenti, concentrati tra 2007 e 2008, mostrano il ruolo di Nocera, persona attorno alla quale ruotano una serie di dinamiche importanti. È interlocutore diretto dei Muscatello, decide chi deve lavorare con lui e chi deve essere allontanato dal gruppo perché poco affidabile o troppo protagonista – come appunto Albanese, suo braccio destro dopo la scomparsa di Zemolin, poi allontanato perché ritenuto troppo arrivista. Ricostruzioni che emergono dall’incrocio di una serie di indagini dove il nome di Luciano Nocera compare in modo ricorrente, messo al corrente di tutto, anche quando non coinvolto direttamente nelle varie vicende.