Villetta esplosa a Fino Mornasco, accuse per i genitori

Per la Procura di Como mamma e papà non potevano ignorare l’esistenza di quelle sostanze pericolose

La villetta esplosa di Fino Mornasco

La villetta esplosa di Fino Mornasco

Fino Mornasco (Como), 10 agosto - Detenzione di sostanze esplosive artigianali, come perossido di acetone e nitrato di ammonio, crollo e danneggiamento colposo di edificio. Sono le accuse che il sostituto procuratore di Como Mariano Fadda, muove ai genitori di Alessandro Fino, il ragazzo di 21 anni deceduto nello scoppio della sua abitazione, causato da una reazione chimica delle sostanze esplosive di cui era appassionato, e che deteneva in casa. Secondo il pm i genitori – Andrea Fino, 57 anni e la moglie Loredana Bionda, 51 anni, che quel giorno era già andata al lavoro – sapevano dei materiali pericolosi che il figlio teneva in casa, "tollerando, con negligenza e imprudenza" la presenza con "incongrue modalità di stoccaggio", come spiega l’avviso di conclusione delle indagini.

Il magistrato li accusa inoltre di concorso per i danni che ne sono derivati: la distruzione della loro abitazione e il danneggiamento di quelle confinanti. «Questa vicenda – commenta l’avvocato Edoardo Pacia, che assiste gli indagati - è dipesa dalle serie problematiche personali di Alessandro, che i genitori si sono trovati ad affrontare in solitudine senza conoscenza di ciò che stava realizzando. I miei assistiti non solo subiscono lo strazio della perdita del figlio, di una condizione di vita di sofferenza prolungatasi negli anni, della perdita della propria casa acquistata con i risparmi di una vita, ma anche di vedersi indagati. Vi è la sicurezza, però, di poter dare piena dimostrazione dell’infondatezza delle accuse".