Como, diagnosi parziale: clinica condannata a risarcire paziente

Danni morali e biologici

Villa Aprica

Villa Aprica

Como, 15 gennaio 2018 - La diagnosi a cui fu sottoposta la paziente fu parziale, e quindi causa di sofferenza e ulteriori interventi. Così il giudice civile di Como Alessandro Petronzi ha condannato la clinica Villa Aprica di Como e il primario di Chirurgia A.B. a a risarcire in solido il danno patito da una paziente di 64 anni, che tra 2012 e 2013 fu curata dalla struttura sanitaria. La donna andò incontro a un primo ricovero di una decina di giorni il 22 settembre 2012 per una diverticolite acuta. Il 27 marzo fu sottoposta a intervento, come già prospettato al momento delle dimissioni, ma il 7 giugno fu nuovamente ricoverata nel reparto di chirurgia, per una subocclusione intestinale. Ancora il 14 giugno le venne effettuata una laparoscopia, senza che la situazione migliorasse. Il 9 luglio decise di farsi ricoverare all’ospedale milanese di Niguarda, a causa degli incessanti dolori che non si risolvevano. La diagnosi di stenosi costrinse la donna a ulteriori interventi chirurgici, questa volta risolutivi. Da qui la causa giunta in Tribunale con cui la donna, assistita dall’avvocato Massimiliano Daelli, ha chiesto il risarcimento del danno biologico, morale e patrimoniale subìto. Istanza a cui Villa Aprica si è opposta. La vertenza si è risolta con la nomina di un perito medico legale, che ha lavorato sul quadro clinico della paziente.

Le conclusioni hanno evidenziato che il trattamento sanitario a cui venne sottoposta durante il ricovero del 7 giugno, sotto la supervisione del primario, fu «manchevole e omissivo». In particolare vennero eseguite ecografia e radiografia addominale quando, secondo il perito, sarebbe stato necessario eseguire accertamenti più approfonditi per determinare la causa dell’occlusione: «La diagnosi parziale – conclude la relazione – fu causa dell’intervento non risolutivo, e di un decorso post operatorio non regolare, con aggravamento della sintomatologia e aumento del dolore».

Il giudice ha quindi stabilito un profilo di colpa grave nei confronti del primario, in quanto responsabile del reparto, e proceduto a calcolare il danno. L’invalidità subita dalla paziente, andata man mano riducendosi con il decorso di guarigione, sommata al danno morale, è stata quantificata in12.700 euro, di cui 5.000 per il danno morale e il restante per quello biologico. A questo il giudice ha aggiunto 1.400 euro di visite medico legali, e poco meno di 8.000 euro si spese processuali. Arrivando così a un totale di 21mila euro.