Anziana uccisa nella casa di riposo: caccia al Dna sui guanti in lattice

Dopo i due avvisi di garanzia continuano le indagini della Mobile

L’indagine non è chiusa e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura sono ancora al lavoro (Cusa)

L’indagine non è chiusa e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura sono ancora al lavoro (Cusa)

Como, 11 ottobre 2017 - Sarà Pasquale Linarello a svolgere le analisi biologiche sui guanti trovati nel cavo orale di Dolores De Bernardi, e sugli altri reperti prodotti dalla polizia scientifica al termine dei rilievi. L’incarico è stato conferito ieri dal sostituto procuratore di Como Simona De Salvo, che coordina le indagini sull’omicidio dell’anziana donna, avvenuto nel tardo pomeriggio di domenica 24 settembre all’interno della casa di riposo Don Guanella di via Tommaso Grossi. Era morta a 91 anni, soffocata da un paio di guanti in lattice, dello stesso tipo di quelli utilizzati dal personale sanitario.

Ora, dopo la notifica dei due avvisi di garanzia, finalizzati a poter svolgere questi esami tecnici irripetibili, il consulente procederà a cercare tracce di dna, o di qualunque evidenza di tipo biologico e tracciabile, eventualmente presente su guanti e reperti che gli sono stati affidati. L’incarico è stato affidato al biologo forense Pasquale Linarello, che in passato si è occupati di casi di grande rilievo, come l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, o quello di Yara Gambirasio a Brembate. Dovrebbe consegnare il risultato delle sue analisi entro una ventina di giorni. I legali delle due donne indagate – Alessandro Grassotti e Fabrizio Lepore - non hanno invece nominato nessun consulente di parte. Nel primo caso si tratta della compagna di stanza della vittima, una degente di 94 anni, la cui iscrizione sul registro degli indagati da un lato è stato un atto dovuto, per poter svolgere accertamenti tecnici utili alle indagini, dall’altro è stata la prima persona presa in considerazione dopo il delitto, in quanto si trovava in prossimità della vittima all’ora in cui è stata uccisa. Successivamente, sono invece maturati i sospetti verso la moglie di un degente dello stesso reparto della De Bernardi, che a sua volta vive all’interno del Don Guanella, ma in un’ala che non fa parte del ricovero.

È stata vista dal personale sanitario prelevare guanti di lattice dal carrello, dello stesso tipo usato per il delitto, e piazzarli nella borsa, sotto il cuscino e nella poltrona della compagna di stanza della De Bernardi. Una condotta a causa della quale, oltre all’ipotesi di omicidio volontario, per lei si è aggiunta quella di calunnia, legata al tentativo di far incolpare la novantaquattrenne, su cui già si stavano concentrando le attenzioni degli inquirenti. L’indagine non è chiusa, e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura sono ancora al lavoro. Infatti, nella ricostruzione portata avanti finora, manca ancora il movente che potrebbe aver spinto la seconda indagata a commettere quel delitto. Una possibilità è che si leghi alle precarie condizioni di salute della vittima, allettata e priva di autonomia, spesso preda di incubi che la portavano a lamentarsi, con grida che si udivano anche fuori dalla stanza, e destinata a un progressivo peggioramento.