Rapina del secolo a Turate, spuntano due uomini d'oro

Per la procura avrebbero fatto parte della banda

L'assalto di Turate

L'assalto di Turate

Turate (Como), 22 giugno 2017 - Nuovi elementi indiziari, la riapertura delle indagini su uno dei più grossi assalti armati degli ultimi anni, e due indagati raggiunti da avviso di garanzia. Da alcuni giorni, la Procura di Como è partita con nuovi accertamenti sulla rapina ai portavalori della Basttistolli, avvenuta sull’autostrada A9 a Turate l’8 aprile 2013, che aveva reso un bottino da oltre dieci milioni di euro in lingotti d’oro in viaggio verso la Svizzera. All'epoca, le indagini della Squadra Mobile della polizia avevano portato a individuare solo due persone, rispetto a un commando di almeno venti uomini. Antonio Agresti, 45 anni di Andria, che si ritiene abbia portato la batteria di uomini dalla Puglia, e Giuseppe Dinardi, 53 anni, residenza a Cologno Monzese e origini di Altamura, ritenuto il referente della logistica.

Il primo condannato in via definitiva a 20 anni di carcere, il secondo a 30 anni, con procedimento arrivato ieri in Cassazione. Ma nel frattempo, gli inquirenti hanno trovato nuovi elementi sufficienti a ripartire con le indagini per arrivare a capire chi fossero gli altri componenti della banda.

Nelle ultime ore l’avviso di garanzia è stato notificato a due persone: Nicola Sgaramella, 41 anni di Andria, detenuto a Bari per reati contro il patrimonio e Arturo Fassari, 44 anni di Catania, detenuto a Treviso per un cumulo di pena. Sono indagati con l’ipotesi di concorso in tutte le imputazioni che hanno portato alla condanna di Agresti e Dinardi, che andavano dal reperimento dei mezzi utilizzati per l’assalto, auto e camion con cui era stata bloccata l’autostrada, fino all’esecuzione materiale del colpo. Il nome di Fassari era già emerso all’epoca delle prima indagini, in quanto risultava essere l’affittuario del capannone di via I Maggio a Origgio, da cui la mattina dell’8 aprile era uscita la colonna di mezzi diretta verso lo svincolo di Turate, con i quali era stata bloccata l’autostrada. Ma su di lui nient’altro che lo potesse collegare alla banda.

Quel giorno, a sparare centinaia di colpi di kalashnikov e fucile contro i due mezzi blindati, erano stati almeno sei uomini incappucciati. Altri avevano dato fuoco ai veicoli messi di traverso sulla carreggiata, distribuito chiodi a tre punte sull’asfalto per bloccare l’arrivo della polizia, e scaricato l’oro dal furgone dopo aver tranciato la portiera posteriore. Quattro anni fa gli elementi raccolti avevano portato solo ad Agresti e Dinardi, ma ora sono spuntati nuovi indizi, e nuovi nomi.