Turate, Bosch si compra l'Albertini ma non ha ancora svelato le carte

Mercoledì si conoscerà il futuro dei dipendenti dell'azienda

Una protesta dei dipendenti

Una protesta dei dipendenti

Turate (Como), 4 maggio 2017 - «Davide ha comprato Golia», si diceva tre anni e mezzo fa quando la Cesare Albertini di Turate, che contava 40 lavoratori, acquistò il gruppo Form, allora in amministrazione controllata, salvando dal fallimento gli stabilimenti di Villasanta, Quero e Cormano, con 650 operai in tutto. Oggi è un gigante tedesco, ancora più grosso di Golia, a decidere di comprare «a scatola chiusa» la Cesare Albertini, provando ad aggiustare i conti e a evitare altri ritardi nella fornitura di componenti, come quelli che nelle scorse settimane hanno mandato in tilt anche la Bmw, costretta a bloccare la produzione per mancanza di pezzi. Si è fatta avanti Bosch, che fino a qualche giorno fa figurava fra i clienti dell’azienda specializzata nelle lavorazioni in alluminio per l’automotive. Mercoledì si conosceranno i dettagli dell’acquisizione.

«È ufficiale – spiega Vittorio Sarti, segretario generale della Uilm – manca il parere dell’Antitrust ma Bosch non ha fonderie di proprietà quindi non dovrebbero esserci problemi di monopolio. Per noi non è solo una buona ma un’ottima notizia per il futuro dell’Albertini». Non sono stati anni semplici: la forza lavoro era passata da quasi 700 a 440 dipendenti (lavoravano in 130 fissi e gli altri a rotazione), dal primo maggio era stato chiuso anche il capannone di Turate con i lavoratori trasferiti a Villasanta o messi in cassa integrazione. Giusto qualche settimana fa era stata annunciata l’ennesima turbolenza: la proprietà aveva aperto una procedura al Ministero del Lavoro dichiarando 200 esuberi e il 15 settembre si sarebbe chiusa definitivamente anche la precedente cassa integrazione aprendo un grande punto interrogativo sul futuro degli operai.

«Il fatto che Bosch abbia deciso di comprare a scatola chiusa l’Albertini è un segnale della considerazione che il gruppo tedesco ha delle lavorazioni e della qualità dei prodotti che si fabbricano qui – continua Sarti -. Certo, adesso aspettiamo di capire i dettagli dell’operazione perché non dobbiamo dimenticare questa spada di Damocle, con 200 esuberi dichiarati, e non conosciamo ancora il nuovo piano industriale». Si procede con i piedi di piombo. «Nell’ultimo anno ci sono state tante dimissioni, abbiamo perso personale valido e figure fondamentali che speriamo possano rientrare nell’organico Bosch – sottolinea Dario De Gennaro, delegato sindacale Uilm - dal primo maggio è stato chiuso anche lo stabilimento di Turate. Sui numeri non vogliamo illuderci ancora, in questi tre anni sono state fatte troppe promesse e nell’ultimo mese mancavano anche le materie prime, lavoravamo quasi a chiamata.

Certo la notizia di Bosch è stata accolta con grande entusiasmo. Eravamo leader nel mercato e ce l’abbiamo messa sempre tutta, nonostante le difficoltà. Il futuro finalmente sembra meno incerto». «Ci sono state turbolenze sì e ci saremmo evitati qualche sofferenza, ma quel passaggio di tre anni fa è stato necessario per salvare i lavoratori e per permettere all’azienda di rimanere sul mercato – commenta invece Giuseppe Mansolillo, della Fim-Cisl, che aveva seguito all’epoca la partita -ora, nonostante le difficoltà, il gruppo è appetibile a livello europeo»