Turate, caccia alla banda della A9: riaperta l'indagine

Gli inquirenti hanno nuovi elementi: solo le due menti del colpo sono finite a processo: ora si cercando gli altri componenti del gruppo di fuoco che l'8 ottobre del 2013 mise le mani su dieci milioni di euro in lingotti d'oro

Il portavalori aperto

Il portavalori aperto

Turate (Como), 21 giugno 2017 - Era stato il colpo più grosso mai commesso nel Comasco: oltre dieci milioni di euro di bottino, in lingotti d’oro destinati alla Svizzera e mai arrivati a destinazione. Ora la Procura di Como ha riaperto le indagini sulla rapina ai due furgoni blindati della Battistolli, assaltati da un commando di almeno una ventina di persone la mattina dell’8 aprile 2013, sull’autostrada A9 all’altezza dello svincolo autostradale di Turate. Automezzi dati a fuoco, rapinatori incappucciati e armati di kalashnikov, sei guardie giurate rintanate nell’abitacolo, contro cui vennero esplosi centinaia di colpi rimbalzati dai vetri blindati. Gli unici due uomini individuati dalle indagini della Squadra Mobile di Como, sei mesi dopo l’assalto, erano stati Antonio Agresti, 45 anni di Andria, che si ritiene abbia portato una batteria di uomini dalla Puglia, e Giuseppe Dinardi, 53 anni, residenza a Cologno Monzese e origini di Altamura, ritenuto il referente della logistica. Il primo condannato a 20 anni di carcere in via definitiva, dopo il processo con rito abbreviato.

Dinardi, che ha scelto il dibattimento andando incontro a 30 anni di condanna, affronta oggi l’udienza di Cassazione, ultimo grado di giudizio. Ma ora gli inquirenti della Squadra Mobile hanno acquisito nuove informazioni che sembrano essere fondate, e che hanno spinto il sostituto procuratore Antonio Nalesso a riaprire le indagini. In particolare le attenzioni si starebbero concentrando su alcuni pugliesi, in contatto con la banda responsabile del colpo.  Nomi nuovi  rispetto ai soggetti già presi in considerazione quattro anni fa, e poi usciti di scena per mancanza di elementi concreti, che potrebbero aver partecipato sia alla fase organizzativa che all’assalto. All’epoca, nonostante ogni tentativo di individuare tutti i componenti della banda che aveva pianificato e realizzato l’assalto, erano stati trovati elementi di accusa solo nei confronti di Agresti e Dinardi, ritenuti i due referenti principali dell’organizzazione, che tuttavia hanno sempre negato qualunque coinvolgimento. Persino di essersi mai incontrati o di conoscersi, se non superficialmente.