Ticino, catturato il reclutatore di jihadisti: c'era un legame con il pugile dell'Isis

Maxi operazione anti-terrorismo con centinaia di uomini

Moutaharrik Abderrahim

Moutaharrik Abderrahim

Lecco, 25 febbraio 2017  - Una volta erano i soldi, meglio se in nero, fatti sparire al Fisco italiano e nascosti nelle inaccessibili banche rossocrociate, adesso sono combattenti e guerriglieri, arruolati e indottrinati per combattere fino al martirio per l’Isis. Una storia maledetta quella che corre, ancora una volta, a cavallo del confine tra Italia e Svizzera, diventata d’attualità nei giorni scorsi quando nel corso di una maxi operazione compiuta da oltre un centinaio di agenti dell’Antiterrorismo, la Fedpol, e della Polizia cantonale ticinese, sono stati arrestati due uomini, un cittadino turco e uno di nazionalità svizzero-turca, accusati di essere reclutatori per conto del califfo Abu Bakr Al Baghdadi. In particolare il cittadino svizzero-turco arrestato nel luganese e impiegato in un’agenzia di sicurezza che si occupava del centro per l’asilo di Camorino è accusato di aver abusato del suo ruolo per fare proselitismo tra i rifugiati e spingerli verso l’estremismo. Ad occuparsi dell’indagine la Procura federale di Berna, alla quale ha dato una mano anche la Digos di Lecco, che ha arrestato l’uomo per aver violato l’articolo 2 della legge federale del 12 dicembre 2014 che vieta i gruppi «Al-Qaïda» e «Stato islamico» nonché le organizzazioni associate, sostegno o partecipazione a un’organizzazione criminale e violazione del divieto di rappresentazione di atti di cruda violenza.

 Il trentaduenne, Ümit Y., è nato in Turchia ma cresciuto a Lugano. Il suo era un volto noto tra i frequentatori della moschea di Viganello, dove in diversi se lo ricordano inginocchiato in preghiera rivolto verso la Mecca con indosso la divisa della ditta di sicurezza per cui lavorava. Secondo gli inquirenti elvetici ci sarebbe più di un collegamento tra Ümit e il campione di Abderrahim Moutaharrik, il campione marocchino di kickboxing condannato per terrorismo internazionale e legami con lo Stato Islamico che guarda caso si allenava in una palestra di Canobbio, in Canton Ticino, a due passi dal centro migranti dove lavorava il turco.

Anche se non ci sono filmati che mostrano i due insieme dalle indagini sarebbe emerso almeno un incontro tra la guardia e la moglie di Moutaharrik, Salma Bencharki, anche lei condannata a 5 anni come fiancheggiatrice dell’Isis e colpita da un mandato di cattura internazionale dopo essere fuggita in Siria con il marito e i due figli. Le coincidente non finiscono qui, Ümit nei mesi scorsi sarebbe infatti partito in auto dalla Svizzera per andare in provincia di Varese a porgere le sue condoglianze a Abderrahmane Khachia, marocchino fratello di Oussama, un giovane che sarebbe morto combattendo in Siria. Il trentaduenne in possesso del doppio passaporto, svizzero e turco, sarebbe stato in contatto anche con Wafa Koraichi, sorella di Mohamed Koraichi, fuggito con la famiglia in Siria dal Lecchese e tuttora irreperibile. Troppe le coincidenze secondo l’Antiterrorismo elvetica che nelle ultime ore ha interrogato un altro cittadino turco, anch’esso amico di Moutaharrik e di Ümit.