Strage di Erba, esami su reperti mai analizzati: si avvicina la revisione del processo

Si tratta di accertamenti su formazioni pilifere, un accendino e un mazzo di chiavi

Olindo e Rosa (Cusa)

Olindo e Rosa (Cusa)

Erba (Como), 27 ottobre 2017 - Strage di Erba: il 21 novembre, davanti alla Corte d'appello di Brescia, si terrà l'incidente probatorio su alcuni reperti mai analizzati da cui potrebbero emergere novità riguardo la posizione di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo. Una mattanza, la sera dell’11 dicembre 2006, nel condominio di via Diaz, a Erba. Furono trucidati a coltellate e sprangate Raffaella Castagna, il suo bambino Youssef, di due anni e mezzo, la madre della donna, Paola Galli. Nella mansarda venne trovato il cadavere di Valeria Cherubini. Mario Frigerio, il marito di quest’ultima, era sul pianereottolo, gravemente ferito ma vivo.

All'udienza sono inviati a comparire anche Olindo e Rosa. "Non so ancora se riterranno di partecipare", ha detto uno dei loro legali, Fabio Schembri, il quale ha ggiunto che l'esito di questi accertamenti "sarà molto importante" per decidere se presentare la richiesta di revisione del processo la quale è ammissibile in presenza di nuovo elementi che potrebbero comportare l'assoluzione. L'avviso di fissazione dell'udienza è firmato dal presidente della Corte d'assise d'appello di Brescia, Enrico Fischetti, lo stesso che si è occupato del processo di secondo grado a Massimo Bossetti, per il quale è stato confermato l'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio.

Lo scorso 5 aprile la prima sezione della Suprema Corte aveva accolto l’istanza dei difensori Fabio Schembri, Luisa Bordeaux e Nico D’Ascola: la richiesta era quella che venisse annullata l’ordinanza con cui, il 21 aprile di un anno fa, la Corte d’Appello di Brescia aveva respinto il ricorso che chiedeva l’analisi dei reperti. Duplice la motivazione del 'no': la richiesta andava presentata non a Brescia ma a Como; non era stata avanzata alcuna domanda di revisione. Per gli “ermellini” il ricorso era invece fondato. La raccolta delle prove, come esame irripetibile, spettava al giudice competente per poi disporre una eventuale, futura revisione. La Corte bresciana ha sbagliato quando ha ritenuto la propria incompetenza e quando ha giudicato inaccettabile la richiesta senza istanza di revisione. "A causa di una errata lettura della richiesta, la Corte ha creato uno stallo per una artificiosa incompetenza, in luogo di pronunziarsi sulla istanza". "Né vi possono essere dubbi sulla competenza della Corte di appello: spetta al giudice della revisione l’assunzione in incidente probatorio della prova che la difesa non abbia potuto raccogliere in vista della richiesta di revisione». Questo anche nel caso che la fase della revisione sia ancora «futura ed incerta". La palla è così tornata a Brescia, che ha disposto l'incidente probatorio. Si tratta di accertamenti su formazioni pilifere, un accendino, un mazzo di chiavi mai analizzati che potrebbero portare a una richiesta di revisione del processo.  Sulla scena del crimine non c’era nulla che conducesse a loro, mentre il Ris aveva individuato tracce di sconosciuti.