Strage di Erba, famiglia distrutta. I dubbi di Azouz: "Riaprite il caso"

Il marito, il padre, il genero di tre delle quattro vittime non ha mai smesso di difendere Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all'ergastolo

Olindo Romano e Rosa Bazzi

Olindo Romano e Rosa Bazzi

Erba (Como),13 febbraio 2017 - «Speriamo che ci sia un giudice che faccia riaprire il caso. Sono stati trovati quei due disgraziati e si è detto: chiudiamo il caso e non parliamone più. C’è qualcosa che sfugge. Ho incominciato a pensarlo già nel processo di primo grado, già allora avevo dubbi. Ho letto le carte, i conti non tornano. Secondo me gli assassini sono ancora fuori». È il marito, il padre, il genero di tre delle quattro vittime della strage di Erba. Azouz Marzouk non ha mai smesso di difendere la coppia Olindo Romano-Rosa Bazzi, all’ergastolo. Vive nella sua città di origine, Zaghouan, in Tunisia, lavora nel minimarket di famiglia, fa il fotografo di matrimoni. Anche quella era sera era a Zaghouan, inconsapevole che per qualche ora i primi sospetti avevano volteggiato incautamente, ingiustamente, su di lui, 26 anni all’epoca, finito in carcere per droga, uscito con l’indulto.

Erba, Brianza settentrionale. Le 20.30 dell’11 dicembre 2006, lunedì. I vigili del fuoco accorrono per un incendio in un grande condominio in via Daz, una vecchia cascina ristrutturati. Due vicini sono già intervenuti in un appartamento al primo piano e hanno scoperto l’orrore. Raffaella Castagna, 30 anni, figlia di un noto mobiliere, è riversa poco oltre la porta. È stata aggredita, stabilirà l’autopsia, da due persone che l’hanno colpita con un coltellino e infierito con un grosso coltello. Diciotto ferite. Paola Galli, 57 anni, la madre di Raffaella, è nel soggiorno, ferita per dodici volte fra capo e collo, una volta all’addome. Ma finire le due donne sono stati i colpi alla testa, sferrati con un corpo contundente liscio. Youssef, 2 anni, figlio di Raffaella e del tunisino Azouz, è su divano, sgozzato con due coltellate. Mario Frigerio, 63 anni, il vicino della mansarda, è steso sul pianerottolo. Una malformazione congenita della carotide gli ha salvato la vita mentre il coltello dell’assassino gli trapassava la gola. La moglie, Valeria Cherubini, 55 anni, è in casa, massacrata con 43 coltellate. Dopo avere descritto in un primo tempo il suo aggressore come un uomo robusto, carnagione olivastra, capelli neri e corti, più alto di lui, il 26 dicembre Mario Frigerio riconosce un vicino di casa. Olindo Romano ha 44 anni, è autista di camion della spazzatura. Con la moglie Rosa Bazzi, 43 anni, donna delle pulizie, occupa un bilocale con box al piano terra, con un soggiorno che si spinge fin sotto il terrazzo di Raffaella Castagna. Una lunga serie di liti ha opposto la donna e i Romano, che il 13 dicembre si sarebbero dovuti presentare in tribunale, citati da Raffaella.

I coniugi vengono arrestati l’8 gennaio 2007. Confessano il giorno 10, dopo avere tentato di scagionarsi a vicenda per una intera giornata. Colpo di scena nell’udienza preliminare del 10 ottobre 2007. Olindo Romano ritratta davanti al gup Vittorio Anghileri. Rosa lo fa con poche righe scritte su un foglietto. Il processo inizia il 29 gennaio 2008 davanti alla Corte d’Assise di Como. Il 26 novembre Olindo Romano e Rosa Bazzi vengono condannati all’ergastolo. La sentenza è confermata in appello il 20 aprile 2010 e resa definitiva dalla Cassazione il 3 maggio 2011. I coniugi sono detenuti nel Milanese: Olindo Romano nel carcere di Opera, Rosa Bazzi in quello di Bollate.