Como, legato con il nastro a un tavolo: alla sbarra i colleghi

Nei guai due guardie giurate di un'azienda privata che perseguitavano il collega di 53 anni. Lui non aveva la forza di denunciare. Salvato da una denuncia anonima arrivata ai carabinieri

In due sono finiti a processo

In due sono finiti a processo

Como, 5 dicembre 2016 - L’accusa da cui si devono difendere, è di aver concorso a sottoporre un collega a una serie di vessazioni, arrivando legarlo a un tavolo con un nastro di plastica da imballaggio. Gli imputati - 59 anni di Barlassina e 29 anni di Canzo - guardie giurate di una società di Como, sono finiti a processo davanti al giudice monocratico di Como, per rispondere di una serie di condotte nei confronti di un collega, che sarebbe stato pesantemente vessato nel periodo tra dicembre e gennaio dello scorso anno. Accuse da cui tuttavia loro due prendono le distanze, motivo che li ha spinti a scegliere il processo dibattimentale, per dimostrare di non aver partecipato a quell’aggressione.

Per questi fatti, hanno patteggiato altri tre colleghi, mentre uno è stato prosciolto. Ai carabinieri del Comando Provinciale di Como, all’epoca era giunta una segnalazione anonima, che parlava di una situazione vessatoria e protratta ai danni di un dipendente dell’azienda, già all’epoca noto per il suo profilo caratteriale debole. Esposto che aveva fatto partire una serie di accertamenti, sostenuti successivamente dalla denuncia presentata dalla stessa vittima, un uomo di 53 anni, che ora si è costituito parte civile nel processo. Era stato lui a confermare quanto gli stava accadendo, e che non aveva mai avuto la forza di segnalare di sua spontanea volontà, ma che non ha potuto negare quando i carabinieri lo avevano convocato. Aveva inoltre fatto i nomi dei colleghi che si erano accaniti contro di lui. Le indagini, a quel punto, avevano già acquisito una serie di informazioni, tra cui la sequenza registrata dalle telecamere del circuito interno il 10 gennaio 2015: le immagini mostrano la vittima accerchiata da quattro persone che lo immobilizzano e lo legano al tavolo, per poi colpirlo con ripetuti schiaffi alla nuca e alla schiena.

Umiliazione ulteriormente aggravata poco dopo, quando viene presa una mela, infilata in bocca alla vittima e legata con nastro adesivo. Gli inquirenti avevano inoltre ricostruito altri episodi precedenti. Le indagini, a marzo, erano sfociate in accuse a vario titolo di reati persecutori, sequestro di persona e lesioni: per un periodo, tre guardie giurate erano andate incontro a obbligo di firma, e altre tre finite agli arresti domiciliari.