Partita sospesa per rissa, bimbi salvi. I genitori a lezione di psicologia

Il caso scoppia a Dublino, durante una partita fra Xenia Mariano e Olginatese. Il coordinatore regionale scolastico: così impareranno a comportarsi

Giuseppe Terraneo

Giuseppe Terraneo

Mariano Comense, 24 settembre 2016 - Alla fine se la sono cavata senza diffide, ma con la minaccia di giocare il resto della stagione a porte chiuse. Un record a pochi giorni dall’inizio del campionato di calcio che diventa doppio se si considera che i protagonisti appartengono alla categoria dei «Pulcini», bambini di neppure dieci anni dello Xenia Mariano e dell’Olginatese, la prima in provincia di Como e l’altra a Lecco. Tutta colpa dei papà, che la scorsa settimana a Dubino mentre i figli si affrontavano in campo, se le sono data di santa ragione in tribuna.

«Ho parlato con entrambe le società - spiega Giuseppe Terraneo, coordinatore regionale del settore giovanile scolastico - Domenica pomeriggio sarò a Mariano Comense poi a Olginate. Voglio incontrare sia i piccoli sia i genitori. Non abbiamo bisogno di persone come queste in tribuna, se non sono capaci di guardare in tranquillità una partita di calcio per quel che mi riguarda se ne possono andare a fare la spesa o da qualsiasi altra parte, di certo i loro figli non hanno nulla da imparare da simili comportamenti». Anche per questo, se ai bimbi verrà consegnata una maglietta della nazionale con la scritta «Fair play», ai papà che hanno dimostrato di aver più confidenza con il pugilato Terraneo si prepara a fare un corso di psicologia.

«Ricorderò loro il decalogo del Calcio Giovanile della Uefa e la Carta dei Diritti del Bambino - prosegue il dirigente sportivo - dove è ripetuto più volte che questo è solo un gioco. Ai miei istruttori dico che fino a dodici anni si devono dimenticare le parole agonismo e risultato. Anche perché poi c’è il rovescio della medaglia, arrivati a tredici anni più del 40% dei bambini abbandona l’attività sportiva, segno che c’è qualcosa che non va».

Spesso a creare troppa pressione non sono solo i genitori. «Ci sono i cosiddetti istruttori che spesso si credono dei ct navigati e combinano dei gran disastri perché si dimenticano il loro ruolo di educatori. Casi così eclatanti purtroppo ne capitano, ma non possiamo intervenire su tutto. Questo episodio è avvenuto in un torneo, c’è l’auto arbitraggio, è un comportamento da persone incivili. Ne capiscono molto di più i pulcini, loro sanno quando si devono fermare. Chi sbraita dalla panchina o dalle varie recinzioni deve imparare a stare tranquillo. Papà e mamma si devono dimenticare di avere il campioncino in casa. Le loro pressioni producono l’effetto contrario: i bambini che alle spalle genitori così sono i primi ad abbandonare il calcio».