Referedum, precedenza agli svizzeri: il Canton Ticino vota "contro" i frontalieri

Il testo sottoposto agli elettori del cantone svizzero al confine con l'Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, chiede che sul "mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio"

Frontalieri

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Como, 25 settembre 2016 - La decisione - tanto temuta dai frontalieri lombardi - alla fine è arrivata. Il Canton Ticino ha votato contro il lavoro agli stranieri. Il testo sottoposto agli elettori del cantone svizzero al confine con l'Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, chiede che sul "mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio". L'iniziativa popolare "Prima i nostri", lanciata dalla destra nazionalista dell'Udc, ha conseguito i 58% dei voti, mentre il 39,7% dei ticinesi ha detto no, prevalente soprattutto nei comuni di Quinto, Dalpe, Lavizzara, Linescio, Bosco Gurin, Onsernone, Orsellina, Gorduno, Vico Morcote e Novaggio. Negli altri 120 comuni ha prevalso il voto favorevole alla proposta di dare la precedenza ai residenti nell'assegnazione dei posti di lavoro nel cantone. E' stata invece respinta la proposta con cui la sinistra chiedeva misure di controllo sugli stipendi: il controprogetto governativo ha vinto con il 55% dei sì, riferisce Tio, il Portale del Ticino, mentre la proposta referendaria ha conseguito solo il 45% dei consensi contro il 52,4% delle bocciature.  "E' una vittoria incredibile", ha detto il presidente dell'Udc Ticino, consapevole pero' che il risultato non avra' effetti vincolanti sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, che spettano alle autorità centrali. 

"Ce l'aspettavamo, anzi è già tanto che la percentuale non è stata più alta, c'è troppo un clima di malessere oltreconfine" ha commentato Eros Sebastiani, presidente dell'Associazione Frontalieri Ticino, sede a Varese, dalla cui provincia arrivano circa 25.000 dei lavoratori che vanno a lavorare nel cantone svizzero. Altri 22.000 arrivano dal comasco e il resto tra il lecchese, la valtellina, il verbano-cusio-ossola in Piemonte, e in minore percentuale da altre zone del centro Italia. "Ho già ricevuto molte telefonate preoccupate di lavoratori che mi hanno chiesto 'ma che succede domani? non ci fanno passare?' - ha raccontato Sebastiani -. La prima cosa da precisare è che domani non accadrà proprio nulla, perché quella è stata solo una consultazione per sollecitare Berna a fare qualcosa, ma dubito che si arriverà mai ad una legge vera e propria come richiesto dal testo della consultazione". "Quello che non è da sottovalutare però - ha aggiunto - è che questi risultati sono il sintomo di un clima che potrebbe diventare esplosivo, purtroppo ci sono davvero delle situazioni che esasperano gli animi, come i casi di tanti lavoratori stranieri, non dico italiani, che accettano di lavorare per paghe bassissime". 

LE REAZIONI DEI POLITICI LOMBARDI - Il sì al referendum ha suscitato preoccupazione e scambi d'accuse fra i politici lombardi. "Se ci saranno conseguenze per i nostri lavoratori - ha detto il segretario regionale Pd Alessandro Alfieri, puntando il dito contro l'amicizia fra il Carroccio e Lega dei ticinesi - di certo la Lega di Maroni e Salvini non sarà esente da colpe". Ha parlato di un "capolavoro di irresponsabilità" da parte del Canton Ticino l'europarlamentare Lara Comi (Fi) che ha annunciato di aver scritto alla commissaria Ue Marianne Thyssem per "incontrarla chiedendo di poter avviare urgentemente la sospensione di tutti gli accordi ad oggi in essere tra Svizzera ed Europa". Comi ha anche chiesto al governo italiano di creare un'area tax free "nelle zone di confine con la Svizzera". Anche secondo il deputato europeo Stefano Maullu (Fi), la questione "è prima di tutto un problema europeo e poi nazionale". "Su questo - ha annunciato - interpellerò direttamente il presidente Junker con un'interrogazione. Gli domanderò se siamo ancora un'Unione e se vorrà far intervenire tutto il peso commerciale della Ue". 

MARONI: PRENDEREMO ADEGUATE CONTROMISURE - "A partire da domani, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori" ha assicurato il presidente della Regione, Roberto Maroni, dopo l'esito della consultazione in Canton Ticino sui frontalieri. "Canton Ticino ha votato per bloccare l'ingresso a decine di migliaia di lavoratori lombardi (lavoratori, non immigrati clandestini) che - ha scritto Maroni sul suo profilo Facebook - ogni giorno attraversano il confine per lavorare (regolarmente) in Svizzera. L'esito del referendum è chiaro: il popolo sovrano si è espresso, viva la democrazia diretta. Accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nell'introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori".