Emergenza profughi, Como è allo stremo e chiede aiuto: ora servono container

Centinaia di eritrei e somali davanti alla stazione. Tra bivacchi e disagi

Profughi accampati nella stazione di Como (Newpress)

Profughi accampati nella stazione di Como (Newpress)

Como, 11 agosto 2016 -  Vietato definirla una nuova Idomeni per non guastare l’immagine da cartolina del Lario, ma fuori dalla stazione San Giovanni la coesistenza tra città e profughi si sta facendo sempre più complicata. Da ormai un mese i giardini di viale Tokamachi si sono trasformati nel rifugio per oltre cinquecento profughi in fuga dall’Eritrea e dalla Somalia. Uomini, donne e bambini, molti dei quali fuggiti dal Corno d’Africa senza genitori, che da giorni dormono con sulle coperte e plaid forniti loro dalla Caritas e dalle associazioni umanitarie svizzere. Per loro la città di confine è solo una tappa verso la Svizzera e poi da lì la Germania, ma superare il confine di Stato è più facile a dirsi che a farsi.

"Da soli non possiamo reggere a lungo - spiega il sindaco di Como, Mario Lucini, che l’altro giorno è andato a far visita al campo profughi senza regole e senza controlli -. La nostra città ha già in carico quasi 800 richiedenti asilo e nelle strutture di accoglienza non c’è praticamente più spazio. Poi queste persone non vogliono fermarsi qui, il loro desiderio è raggiungere parenti e familiari in Nord Europa. Sanno che la Svizzera respinge, ma ogni tanto li fa anche passare. Lo scorso mese di luglio 3.500 di loro sono riusciti a varcare il confine e il passaparola, alimentato dai telefonini, ha fatto il resto". Così ogni giorno a quello che è l’ultimo scalo italiano prima di Chiasso, la porta della Confederazione Elvetica, arrivano anche duecento profughi che solo pochi giorni prima hanno attraversato il Canale di Sicilia.

IL SOGNO I rifugiati sperano di proseguire il loro viaggio verso la GermaniaIMMAGINE SIMBOLO Anche i monumenti della città diventano bivacchi di fortuna
IL SOGNO I rifugiati sperano di proseguire il loro viaggio verso la GermaniaIMMAGINE SIMBOLO Anche i monumenti della città diventano bivacchi di fortuna

Quando va bene hanno in tasca il denaro indispensabile per pagare qualcuno che li aiuti a passare il confine, altrimenti aspettano e si fanno forza l’un l’altro. Ad occuparsi di loro finora sono state le associazioni umanitarie, Caritas e Croce Rossa prima di tutto e poi le parrocchie, che hanno offerto una ventina di posti letto soprattutto alle donne con i bimbi ancora in fasce. Un invito il loro che spesso cade nel vuoto, perché il timore è di finire tra i duecento che ogni settimana vengono caricati dalla Questura su un pullman e rispediti a Taranto, nel centro di accoglienza a cui la maggior parte di loro era stato destinato.

Così meglio dormire all’addiàccio sotto le stelle che dover percorrere ancora una volta lo Stivale. Con Ventimiglia blindata e il Brennero presidiato alla fine la cruna dell’ago rimane Como. Lo sanno i profughi e anche i politici che forse per questo finora sono stati molto cauti nel prendere qualsiasi decisione. Dopo quattro settimane di appelli caduti nel vuoto e vibrate proteste da parte della Lega e del Centrodestra, con tanto di interpellanze parlamentari contro i "falsi profughi che non fuggono da nessun conflitto", qualcosa finalmente sembra essersi mosso. 

Ieri mattina si è tenuto l’ennesimo incontro tra il prefetto Bruno Corda, il sindaco Mario Lucini e l’assessore ai servizi sociali Bruno Magatti, con la novità che dal ministero dell’Interno sono state avviate le procedure per inviare in città container attrezzati. Si tratta di camerate in grado di contenere decine di persone e dotate di bagni autonomi e riscaldamento, perché da queste parti a metà settembre inizierà a fare freddo, soprattutto di notte. Nessuno sa dire ancora quando arriveranno a Como e soprattutto dove saranno collocate.

IL SOGNO I rifugiati sperano di proseguire il loro viaggio verso la GermaniaIMMAGINE SIMBOLO Anche i monumenti della città diventano bivacchi di fortuna
IL SOGNO I rifugiati sperano di proseguire il loro viaggio verso la GermaniaIMMAGINE SIMBOLO Anche i monumenti della città diventano bivacchi di fortuna

Anche i bagni chimici allestiti davanti alla stazione, per evitare che i giovani stranieri utilizzassero esclusivamente quelli della stazione, sono una soluzione estremamente provvisoria, anche se fondamentale in questi giorni. L’unica nota positiva è che insieme ai somali e agli eritrei si amplia costantemente la rete di volontari che ogni giorno arrivano in stazione e offrono il loro aiuto. È il grande cuore dei comaschi che non si prende una vacanza neppure a Ferragosto, ma questo da solo non può essere sufficiente a risolvere un’emergenza umanitaria.