Cernobbio, ossa ripescate nel lago: il femore forse non è umano

Il teschio potrebbe essere datato

IL RECUPERO I frammenti di un cranio e una gamba trovati  dai sub in esercitazione

IL RECUPERO I frammenti di un cranio e una gamba trovati dai sub in esercitazione

Cernobbio, 23 maggio 2017 - Una delle ossa trovate sul fondo del lago venerdì, nel tratto davanti a Villa Pizzi, potrebbe appartenere a un animale. Nulla di ufficiale per ora, ma una prima valutazione di quell’osso lungo, ritenuto inizialmente un femore o la parte di una gamba adulta, non è escluso che possa essere invece la parte di una carcassa animale. I reperti sono stati trasferiti all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia, in attesa di capire come procedere. Non risultano segnalazioni di persone scomparse con cui comparare quelle ossa, o almeno la scatola cranica, che pare essere indubbiamente umana. Inoltre sarebbero piuttosto datati, forse anche di cinquanta o settant’anni, anche se queste stime potranno essere confermate solo da un preciso esame di laboratorio.

Che tipo di esame, e chi lo farà, è ancora tutto da stabilire. Al momento non c’è alcuna urgenza di fare accertamenti sui reperti, ma ancora prima dovrà essere valutata l’opportunità di procedere in questo senso. Perché se davvero si ha a che fare con un teschio vecchio di oltre mezzo secolo, allora anche qualunque genere di verifica o analisi, sarebbe fine a se stessa, e quindi sostanzialmente inutile. Ad avvistare quella due ossa erano stati alcuni sub di Venegono, durante una immersione di esercitazione, e avevano chiamato i carabinieri. Il recupero, venerdì, aveva immediatamente evidenziato una datazione molto lunga di quelle ossa, qualche decennio, visto lo stato di conservazione e di consunzione. Ma oltre a questo non si era andati, nonostante le ricerche ripetute sabato mattina per verificare che non ci fossero altre parti di scheletri. Con questa premessa, queste due ossa, o anche solo il teschio se l’altra dovesse essere effettivamente di un animale, saranno destinate ad essere smaltite nell’anonimato, come quelle che riaffiorano dalle aree cimiteriali.