Maestra trovata morta nel bosco a Rodero: Michele non può avere fatto tutto da solo

L'insegnante è stata aggredita nella sua camera da letto, a Stabio, ma qualcuno deve averlo aiutato a trasportare il corpo in garage

Il luogo in cui è stata ritrovata Nadia Arcudi

Il luogo in cui è stata ritrovata Nadia Arcudi

Rodero (Como), 26 ottobre 2016 - Svolta nella ricostruzione delle ultime ore di vita di Nadia Arcudi, prende sempre più credibilità la possibilità che la sua morte possa essere intervenuta quando era già stata abbandonata nel bosco. Certamente, quando è stata gettata da suo cognato sul quella riva che costeggia un ruscello, era già in condizioni tali da non potersi riprendere, ammesso che respirasse ancora.

Tuttavia una parte degli accertamenti medico legali, le cui risposte non arriveranno a brevissimo, è finalizzata ad accertare appunto questo aspetto, che potrebbe rivelarsi fondamentale per gli ulteriori sviluppi. A sostenerlo, c’è una ipotesi di retrodatazione del decesso compresa tra le 24 e le 36 ore dal ritrovamento avvenuto domenica pomeriggio, che porterebbe a collocare l’evento tra venerdì sera e la notte successiva. È inoltre accertato che la Golf di Michele Egli, unico indagato per omicidio e occultamento di cadavere, è passata sotto alle telecamere del valico di Gaggiolo un paio di minuti prima delle 20 di venerdì sera, quasi certamente con il cadavere in auto, avvolto in un tappeto che no è mai stato trovato, almeno finora. E forse anche con un sacchetto di plastica sulla testa.

Gli inquirenti elvetici, stanno inoltre valutando la possibilità che Egli non abbia fatto tutto da solo, almeno nella fase di occultamento del cadavere, e che possa essere stato aiutato da qualcuno nel trasportare il corpo di Nadia dalla camera da letto, in cui è stata aggredita, fino al garage, senza danneggiare arredi, piante e soprammobili che, a quanto pare, renderebbero particolarmente angusto e macchinoso il passaggio. EglI, nel ribadire di aver fatto tutto da solo, avrebbe affermato di aver rimesso tutto millimetricamente al suo posto, senza lasciare segni di quel passaggio. Gli inquirenti però sembrano scettici di fronte all’idea che il cognato, dopo aver trasportato il cadavere fino al bosco di Rodero, sia tornato sui suoi passi e abbia mantenuto il sangue freddo necessario per rimettere tutto a posto. Talmente in ordine che neppure chi quella casa la frequentava ogni giorno si è accorto della differenza.