Omicidio Molteni, intimidì l’architetto poi ucciso: si impicca per rimorso o per paura

Carugo, il giorno dopo l’arresto dell’ex moglie del professionista

Il luogo dove è stato ucciso a colpi di pistola Alfio Molteni (Cusa)

Il luogo dove è stato ucciso a colpi di pistola Alfio Molteni (Cusa)

Carugo (Como), 7 ottobre 2016 - Ci ha pensato un giorno intero, ventiquattro ore durante le quali ha cercato di capire se aveva le forze per andare avanti ancora, coinvolto in una vicenda che era sfuggita di mano a tutti, diventando un’enormità. Una vicenda costata la vita a una persona, l’architetto Alfio Molteni, ucciso da un colpo di pistola la sera del 14 ottobre dello scorso anno, conseguenza tragica di un tentativo di gambizzazione andato oltre le intenzioni. Poi, ieri, Salvatore Crisopulli si è stretto una corda al collo e tolto la vita a 47 anni nella sua casa di Cesano Maderno, dove viveva con la madre anziana.

L'uomo era coinvolto nell’omicidio dell’architetto di Carugo, ma con un ruolo marginale per il quale ha patteggiato la pena un paio di settimane fa. Il 26 luglio dello scorso anno aveva esploso otto colpi di pistola contro la finestra di Molteni. Una incursione avvenuta in pieno giorno, una domenica pomeriggio, davanti a numerose persone sedute ai tavoli del bar a pochi metri di distanza. Crisopulli era arrivato assieme a Vincenzo Scovazzo, sessantenne suo conoscente e residente nella stessa zona della Brianza monzese, un uomo successivamente arrestato con l’accusa di aver partecipato all’agguato di ottobre, quello costato la vita al professionista.

Il furgone con cui erano giunti a Carugo era stato rintracciato grazie alle immagini delle videocamere, e da lì i carabinieri del Nucleo Investigativo di Como erano risaliti a chi c’era al suo interno. Crisopulli aveva patteggiato un anno e due mesi di condanna per quel danneggiamento, ma in tutta questa vicenda che ha portato in carcere le altre sei persone, lui era l’unico a non essere mai stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare. Era stato sentito dal sostituto procuratore di Como Pasquale Adesso, e aveva reso una serie di dichiarazioni sul suo ruolo, su quello che sapeva dei motivi per cui era stato commissionato quel danneggiamento.

Ieri lo hanno trovato i carabinieri, andati a casa sua per un controllo. Lo hanno cercato, fino a trovarselo davanti ormai senza vita. Non ha lasciato nulla per spiegare il suo gesto, ma colpisce il fatto che sia avvenuto il giorno successivo alla conclusione delle indagine, quando gli inquirenti, con l’arresto dell’ex moglie di Molteni, Daniela Rho, 44 anni e del commercialista dell’azienda di famiglia con cui aveva una relazione, Alberto Brivio, 49 anni.

Il fratello di Crisopulli, Michele - 45 anni - è invece detenuto al Bassone di Como da marzo di quest’anno: l’accusa per lui è di omicidio, per aver partecipato all’agguato del 14 ottobre, quando l’architetto venne raggiunto sotto casa, e ferito alla gamba con un colpo di pistola, proiettile che gli recise l’arteria lasciandogli pochi minuti di vita. L’indagine aveva seguito un percorso piramidale, arrivando via via a individuare tutte le persone coinvolte sia nel delitto che negli atti intimidatori commessi a partire da maggio 2015, ma il nome di Salvatore Crisopulli compariva solo in quell’episodio di luglio. Ora, l’epilogo dell’indagine e l’arresto delle due persone indicate come i mandanti principali. Un epilogo che forse gli ha fatto temere qualcosa, a cui non ha retto.