Maestra trovata morta nel bosco: il cognato di Nadia ammette occultamento, non l'omicidio

Perché Nadia Arcudi è stata uccisa? Ancora nessuna risposta. Michele Egli avrebbe detto di aver trovato la cognata già morta e di aver deciso di nasconderla per un impulso irrazionale

Nadia Arcudi nel riquadro

Nadia Arcudi nel riquadro

Rodero, 20 ottobre 2016 - Tecnico informatico alle dipendenze di un ente pubblico, 42 anni, sposato con figli, appassionato e scrittore amatoriale di gialli. È questo il ritratto dell’uomo che le autorità svizzere accusano di aver ucciso Nadia Arcudi, la maestra trasportata nel baule di un’auto venerdì notte e scaricata in un bosco del Comasco, a poche decine di metri dal confine della Svizzera. Si tratta di Michele Egli, in carcere a Lugano con le accuse di omicidio intenzionale e occultamento di cadavere, come prevede il codice penale elvetico: è il cognato della vittima, marito della sorella dell’insegnante elementare di Stabio, piccolo comune a ridosso del confine. È stato arrestato nella notte di martedì, al suo rientro in Italia, al termine di un’indagine condotta congiuntamente dal Reparto Investigativo dei carabinieri di Como e dalla polizia del Canton Ticino. In Italia era venuto per un impegno familiare, senza alcuna intenzione di fuggire, tanto che la polizia non ha avuto difficoltà ad attenderlo al valico e portarlo negli uffici, dove è iniziato l’interrogatorio che si è concluso a mezzanotte con la formalizzazione delle accuse. Un epilogo che non è bastato però a spiegare il mistero di questa morte ma che, al contrario, sembra sollevare una serie di ulteriori dubbi. L’omicidio per gli inquirenti è avvenuto in casa della Arcudi, venerdì tra le 17 e le 18. Il suo corpo sarebbe stato nascosto in serata, per essere ritrovato solo domenica nel tardo pomeriggio. Michele Egli non ha confessato ed ha ammesso con gli inquirenti solo l’occultamento del cadavere: avrebbe detto di aver trovato la cognata già morta e di aver deciso, in un impulso irrazionale e privo di ogni logica, di caricarla in auto e nasconderla nel bosco, per evitare ai familiari di trovarsi davanti alla stessa scena che era toccata a lui. Questa spiegazione non ha però convinto gli inquirenti, che lo accusano anche del delitto. Ma quale sarebbe il movente dell’omicidio? Ancora non si fanno ipotesi. Anche le modalità sono incerte: potrebbe essere avvenuto per soffocamento, forse con un sacchetto messo attorno alla testa di Nadia, che ha provocato quell’edema polmonare rilevato dal medico legale. Tuttavia gli esiti degli esami istologici e tossicologici non sono ancora giunti, e con loro la certezza della causa del decesso. Un altro punto interrogativo riguarda l’auto utilizzata per il trasporto del cadavere: la polizia svizzera ha messo sotto sequestro più mezzi a disposizione dei familiari e sta procedendo ad analizzarli. Infine gli inquirenti, per loro stessa ammissione, non escludono che le indagini possano allargarsi: una delle ipotesi investigative, infatti, è che l’uomo possa “coprire” qualcuno, anche se al momento resta l’unico indagato per l’omicidio.