Maestra trovata morta nel bosco. Nadia: tutta casa, fidanzato e scuola

Giallo nel Comasco: vestiva solo jeans e maglietta ticinese di 35 anni

Nadia Arcudi nel riquadro

Nadia Arcudi nel riquadro

Ronago, 18 ottobre 2016 - L’autopsia non è bastata a capire per quale motivo sia morta Nadia Arcudi, insegnante trentacinquenne di scuola elementare residente a Stabio, in Svizzera, e il ritrovamento del suo corpo lungo una roggia in un bosco del Comasco, diventa sempre più incomprensibile. Era adagiata a poche spanne dal corso d’acqua, sulla riva che scende accanto a un sentiero trasversale alla strada che da Rodero porta a Gaggiolo. Abbastanza nascosta da passare inosservata a chi utilizza quella scorciatoia abitualmente, spesso anche studenti. È stata vista domenica pomeriggio da una donna che passava a cavallo, e la sua identificazione non è stata facile. Indossava un paio di jeans e una maglietta di cotone blu a manica lunga. Nessuna giacca, niente documenti, telefono o effetti personali. Qualcuno li ha presi? Mistero. Le sue impronte digitali ai data base italiani non dicevano niente.

Solo ieri mattina, quando non si è presentata davanti ai suoi allievi della prima elementare di Stabio, è stato dato l’allarme. Il confronto con quel corpo trovato poche ore prima è stato veloce, l’identificazione certa. Si trattava della maestra Nadia. Una vita attaccata alla scuola, alla madre, al paese e alla Filarmonica di Stabio, dove da anni partecipava alle riunioni. Un fidanzato da giugno, niente di strano. Eppure la sua morte deve essere avvenuta in circostanze tali da mettere qualcuno nei guai, al punto che avrebbe deciso di caricarla su un’auto, passare il confine con l’Italia ormai privo di presidio fisso di controllo, e scaricarla nel primo bosco in cui si è imbattuto. Se gli esami sveleranno che non è stata uccisa, sarà comunque impossibile non fare i conti con altri reati, come l’occultamento di cadavere. Ma intanto, il corpo di quella donna un po’ schiva, non ha raccontato nulla. Nessun segno di violenza, nessun taglio, buco, livido o ferita. Di sicuro il cadavere è rimasto esposto alle intemperie almeno trentasei ore: è stato trovato inzuppato d’acqua, quasi certamente dalla pioggia scesa fino a sabato pomeriggio, e questo fa ipotizzare che sia stato portato lì durante la notte precedente.

L’autopsia svolta già ieri su disposizione del sostituto procuratore di Como Massimo Astori, ha stabilito che Nadia Arcudi sarebbe morta per edema polmonare, ma cosa l’abbia causato è ancora tutto da capire. Il medico legale ha quindi prelevato i tessuti necessari a svolgere gli accertamenti tossicologici, alla ricerca di eventuali tracce di stupefacenti, farmaci o veleni, ma per avere questo esito serviranno alcuni giorni. Nel frattempo si sono mosse le indagini, a cavallo del confine. In Italia, i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno analizzato con attenzione il luogo in cui è stata trovata, anche in mezzo all’erba, che in alcuni punti è stata tagliata per svolgere meglio gli accertamenti. A Stabio, la polizia ha invece sentito i parenti stretti della donna, e il fidanzato, per comprendere ogni sua abitudine e frequentazione. Ma per ora, questa morte rimane davvero senza spiegazioni, da ogni punto di vista.