Verbale mal scritto: un errore da 60 centesimi costa 300 euro al Comune

Multa e ricorso da parte di un motociclista. Annullamento dell'ingiunzione il giorno prima dell'udienza

Una banale svista ha messo in moto un meccanismo perverso con spreco di tempo e denaro

Una banale svista ha messo in moto un meccanismo perverso con spreco di tempo e denaro

Como, 21 maggio 2017 - Una multa per mancata revisione, un errore di 60 centesimi nel pagamento della sanzione, lievitato fino a 538 volte il suo valore iniziale, e il Comune di Como condannato a pagare le spese legali e gli interessi al motociclista, accogliendo il ricorso presentato al Giudice di Pace. Una stortura amministrativa che si è originata il 24 aprile 2014, quando un motociclista comasco è stato fermato dalla polizia locale, che gli ha contestato la mancata revisione della moto, multandolo. Sul verbale, compariva la cifra di 117,00 euro scritta a mano dall’agente, o almeno così era stata interpretata nel leggere i due segni dopo la virgola. In realtà, per quanto difficilmente leggibile, la cifra corretta era di 117,60.

Il motociclista aveva pagato la sanzione quel giorno stesso, beneficiando della misura ridotta, nella convinzione di aver chiuso la questione. Ma così non era: quei 60 centesimi rimasti in sospeso si sono tradotti in un avviso bonario recapitato il 22 ottobre, a titolo di «mancato o insufficiente pagamento della sanzione». Il destinatario di tale avviso si è presentato negli uffici della polizia locale, mostrando il verbale originario, e scoprendo solo allora che il suo versamento era in difetto di 60 centesimi. La sua spiegazione non ha fermato l’iter sanzionatorio, così il 17 novembre 2016 viene emessa un’ordinanza ingiuntiva, notificata il 10 gennaio scorso: la cifra, a quel punto, aveva raggiunto i 322,12 euro, pari a 538 volte i 60 centesimi oggetto del contenzioso.

Assistito dall’avvocato Arianna Liberatore, il motociclista ha deciso di rivolgersi al giudice, non trovando più altro mezzo per ottenere ragione di quello che era, a suo parere, un evidente errore materiale. Nel ricorso depositato lo scorso 7 febbraio, il legale sottolinea una serie di aspetti. Innanzitutto la buona fede del ricorrente, dimostrata dall’aver pagato la sanzione il giorno stesso. Buona fede che può essere rilevante «in termini di esclusione della responsabilità amministrativa. Soprattutto a fronte di un verbale originario che «non è perfettamente intelligibile», come prevedono specifiche sentenze. «L’assenza o la scarsa leggibilità di una parte del verbale – sostiene il ricorso – in una parte fondamentale, come è appunto l’importo sanzionatorio, costituisce motivo di nullità». Il giorno precedente la fissazione dell’udienza davanti al Giudice di Pace di Como, il Comune recapita al motociclista l’annullamento dell’ingiunzione, che viene regolarmente prodotta in udienza il giorno successivo. Ma ormai non basta ad arrestare la decisione del giudice: il ricorso viene accolto, e il Comune di Como condannato a pagare 200 euro di spese legali, con l’aggiunta di Iva, cassa e spese generali, per un ammontare che sfiora i 300 euro.