Traffico di profughi siriani, in Italia anche il capo della banda

La base era nella zona dell’Erbese e avevano messo in piedi un sistema per far passare in Svizzera persone in fuga dalla Siria

Controlli a Chiasso

Controlli a Chiasso.

Ponte Lambro (Como), 27 ottobre 2016 - All'inizio si era opposto al suo rientro in Italia, ma improvvisamente ha cambiato idea, acconsentendo all’estradizione. Così Mulham Shadad, 33 anni, unico mancante all’appello tra i sedici arrestati nell’indagine sui flussi di migranti siriani, da qualche ora è detenuto nel carcere di Rebibbia, dove è stato trasferito dalla Svezia. Ora è a disposizione del sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, che ha coordinato un anno di indagini condotte dalla Squadra Mobile di Como, sfociate in 21 ordinanze di custodia cautelare per traffico illegale di migranti. In 13 erano stati arrestati in Italia, altri 3, tra cui Shadad, all’estero, mentre 5 indagati risultano tuttora irreperibili.

L’ipotesi, che accomuna tutti gli indagati, è di aver partecipato a un sistema che, dietro compensi variabili tra i 500 euro per gli adulti, e 250 per i bambini, favoriva il traffico di migranti in fuga dalla Siria durante l’estate 2015, nel pieno dell’emergenza. Passatori e auto con i vetri oscurati partivano dalla zona dell’Erbese, dove avevano sede le società ritenute fittizie, di compravendita di auto usate. Prima di trasferirsi in Svezia, dove è stato arrestato il 5 settembre, Shadad ha vissuto per diversi anni nell’Erbese, e in particolare a Ponte Lambro.

Qui risulta titolare di una delle ditte individuali fantasma, attorno alle quali gravitava il giro di auto utilizzate per i transiti, ed è intestatario in Italia di 33 veicoli. Tuttavia ha alle spalle anche il fallimento di una ditta nel 2014, oltre a una denuncia della Digos per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, accusato di aver rilasciato false dichiarazioni relative a un rapporto di lavoro, per consentire la permanenza illegale di un connazionale. Tra i siriani coinvolti in questa indagine, Shadad è quello che più apertamente manifesta i suoi legami con la Siria, attraverso numerose comunicazioni sui social forum, con profili aperti a suo nome. Si mostra in abiti tradizionali, e pubblica immagini di combattenti che hanno perso la vita per difendere il suo Paese, ai quali augura di trovare pace. La sua vita a Erba e in Italia, ha sempre mostrato un’attenzione quasi esclusiva per ciò che accadeva nella sua terra. Gli inquirenti lo considerano una delle figure più importanti all’interno di questa indagine, che non è ancora chiusa. Si stanno infatti ricostruendo ulteriori aspetti di questo traffico di persone in fuga, per il quale hanno collaborato le autorità giudiziarie austriaca a soprattutto tedesca, dove molti passatori venivano bloccati con i migranti in auto, e arrestati. Ma ben presto anche all’estero ci si era resi conto che il punto di partenza era sempre lo stesso, un Comune in provincia di Como chiamato Erba.