Como, trasferiti tutti i migranti / VIDEO

Sgomberata l’area esterna e i giardini davanti alla stazione

Gli ultimi migranti hanno lasciato i giardini

Gli ultimi migranti hanno lasciato i giardini

Como, 23 settembre 2016 - Con la giornata di ieri, si può considerare chiusa la lunghissima parentesi che ha visto protagonisti centinaia di migranti che per tre mesi hanno bivaccato nei giardini della stazione di San Giovanni. In un’area ormai deserta, abbandonata anche dagli ultimi stranieri che fino a mercoledì avevano resistito a ogni forma di trasferimento, un piccolo gruppo di volontari ha proceduto a recuperare i beni di potenziale riutilizzo: coperte, tende o altri oggetti che, una volta puliti e rimessi a nuovo, potranno essere utili per fronteggiare altre emergenze.

A terra, è rimasto alla fine ben poco. Tolti i sacchi in cui sono stati stipate coperte e tessuti, tra quello che rimaneva del prato, calpestato per settimane, c’erano rifiuti, oggetti rotti, scarpe non più utilizzabili. Qualche gioco per bambini, e un orsacchiotto di peluche. Una sorta di panorama visionario, simbolo di un abbandono improvviso e massiccio. Nel tardo pomeriggio, come già avvenuto mercoledì, gli addetti alla raccolta dei rifiuti della società Aprica, sono passati a raccogliere gli ultimi residui di un accampamento che per quasi tre mesi ha accolto centinaia di persone. Storie di migrazioni che si sono incrociate, tutte diverse nel loro passato, e tutte uguali nei loro desideri, quello di arrivare a rifarsi una vita in Paesi dove hanno qualcuno che li attende. Germania, soprattutto, ma anche Olanda e Svezia ultimamente. Amicizie che si sono formate nel giro di poche ore, gruppi che hanno condiviso cibo, richieste di auto, tentativi di superare il confine. In molti sono riusciti ad andarsene da Como: la Prefettura stima 20mila passaggi da Como da inizio maggio, di cui solo un terzo andati incontro a respingimenti. Di tutto quel movimento da sud a nord, e viceversa quando i gruppi di stranieri provenienti dal Corno d’Africa venivano bloccati in massa e rimandati a Como, ora non è rimasto più nulla. Solo un presidio di forze di polizia che per alcuni giorni – o settimane se sarà necessario – vigilerà per evitare che altre persone, nuovi arrivi che approdano a Como, evitino di creare un nuovo accampamento, sia nel prato che sulle banchine della stazione.

Nel frattempo si è praticamente riempito il campo di accoglienza governativo allestito in via Regina, che dispone di 300 posti letto. Mercoledì sera erano arrivate a 270 le registrazioni. A far cambiare idea a chi fino all’ultimo ha resistito nelle tende, è stata certamente la pioggia di mercoledì, che ha reso invivibili le condizioni a San Giovanni, anche per chi aveva un tenda da campeggio come riparo. Oltre alla progressiva mancanza di servizi: in via Regina, ora c’è tutto: non solo la distribuzione del cibo, ma anche servizi igienici, lavanderia, mediatori culturali. Il gruppo di volontariato che fa capo alla Caritas, e che nei mesi scorsi ha gestito la mensa di Sant’Eusebio, ha lanciato un nuovo appello per raccogliere adesioni necessarie alla distribuzione dei pasti all’interno del campo, dove è stato allestito un capannone che ospita la mensa, gestita dalla Croce Rossa, referente per ogni attività del centro di accoglienza. Poco alla volta, l’intenzione è di strutturare ulteriori forme di assistenza, a partire da quella giuridica, per la quale si sta creando un osservatorio formato da avvocati volontari comaschi.