Paratie, "spezzatino" indigesto. Il sindaco di Como finisce sotto inchiesta

Turbativa d’asta: incarichi suddivisi pur di far avanzare i lavori

Il cantiere per la realizzazione delle paratie antiesondazione; sopra, il sindaco Mario Lucini sul lungolago

Il cantiere per la realizzazione delle paratie antiesondazione; sopra, il sindaco Mario Lucini sul lungolago

Como, 9 dicembre 2016 - Mentre si prepara ad affrontare l’interrogatorio con il magistrato che indaga sul cantiere paratie, al sindaco di Como Mario Lucini, viene contestata un’ulteriore ipotesi di reato. Un cantiere tribolatissimo, già costato 14 milioni di euro. Una vicenda che vede indagate una decina di persone. Il sostituto procuratore di Como Pasquale Addesso, lo ha iscritto sul registro degli indagati con l’ipotesi di turbativa d’asta, in relazione allo spacchettamento degli incarichi per la terza variante di progetto del cantiere. Per il primo cittadino di Como, la posizione giudiziaria cambia radicalmente, e passa da una condizione strettamente legata al suo ruolo amministrativo, derivante da un atto dovuto da parte della Procura lariana, a una contestazione che si lega alle sue scelte e alle sue valutazioni.

Il primo avviso di garanzia gli era stato notificato l’11 gennaio di quest’anno, in concomitanza con le perquisizioni svolte in Comune dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza di Como. Il provvedimento notificato a Lucini, lo vedeva coinvolto in qualità di legale rappresentante del Comune, in relazione a violazioni di natura edilizia, con l’ipotesi che i lavori non fossero sostenuti, fin dal loro inizio, da titoli abilitativi validi. A questo però ora si aggiunge un altro fronte, che lo vede in concorso con i suoi due dirigenti di settore, Pietro Gilardoni, dimissionario, che era a capo dell’area Reti tecnologiche e arredo urbano, e Antonio Ferro, dirigente del settore Edilizia pubblica. Per questa accusa, i due dirigenti sono attualmente a processo con rito immediato, dopo essere andati incontro all’arresto il 1° giugno, e a un periodo di custodia cautelare ora decaduto. Così Mario Lucini - che aveva costruito la sua campagna elettorale e il suo ingresso a Palazzo Cernezzi nel 2012, a capo di una coalizione guidata dal Partito Democratico, sulla promessa di sanare il disastro lasciato in eredità dall’amministrazione precedente, che deturpava il lungolago di Como - si trova ora a dover rispondere delle scelte intraprese in questi ultimi quattro anni.

Infatti l'attuale ipotesi di reato che gli viene attribuita dalla Procura, riguarda la scelta di aver spacchettato gli incarichi professionali relativi alla terza variante progettuale dell’infinito cantiere paratie, modalità che avrebbe consentito al Comune di rimanere al di sotto della soglia oltre la quale la legge impone la gara su inviti. Ma in questo modo, secondo la Procura, gli attori di questa scelta sarebbero riusciti a raggirare la normativa, facendo assegnazioni con incarico diretto e non con l’evidenza pubblica auspicata.

Nell’interrogatorio che sosterrà la prossima settimana davanti al magistrato, assistito dal suo legale Ernesto Lanni, Lucini dovrà quindi ripercorrere tutte le sue scelte amministrative e tecniche, quelle stesse che ha avallato nella convinzione che si trattasse della migliore strada da affrontare per il bene della città.