2010-02-17
di CORRADO CATTANEO
— COMO —
«E’ MEGLIO che questi contratti siano risolti per non lasciare che scelte discutibili fatte in passato ricadano sui nostri figli». Più chiara di così la posizione della maggioranza di Villa Saporiti non potrebbe essere. Parola di Paolo Frigerio (Pdl), presidente della Commissione Bilancio, che ha illustrato in aula le intenzioni di Pdl e Lega durante la discussione del documento che detta le linee di comportamento dell’ente riguardo ai contratti swap sottoscritti nel 2005 all’epoca del primo mandato del presidente Leonardo Carioni e oggi rinnegati da tutti. All’unanimità il Consiglio nella seduta di lunedì ha infatti approvato senza defezioni la decisione di «risolvere i contratti swap», mentre le opposizioni si sono astenute dal votare le strategie suggerite dalla maggioranza per uscire dalla situazione, «su questa materia carta bianca non la concediamo a nessuno», ha spiegato il capogrupppo del Pd, Mauro Guerra.

LA TEGOLA di questi contratti di finanza derivata per circa 38 milioni di euro, stando ai calcoli dell’Amministrazione provinciale, è infatti pesante: «Mantenerli sino alla loro scadenza esporrebbe la Provincia a un’ipotesi di perdita superiore a 7,5 milioni di euro, così l’uscita ci è stata caldamente suggerita dal legale a cui ci siamo rivolti», spiega l’assessore al Bilancio, Patrizio Tambini. Ora Tambini, stando al documento votato dalla maggioranza, ha mandato per cercare un accordo transattivo extragiudiziale: «È la strada che preferisco - spiega - perché vorrrei evitare di aprire contenziosi che possano trascinarsi per anni, in questo modo potrei invece chiudere la questione in questo mandato». Se non fosse possibile trovare un accordo, Villa Saporiti ha deciso di procedere con le maniere forti con un recesso unilaterale affiancato da una «contestuale azione volta a far dichiarare l’annullamento o la nullità dei contratti quale conseguenza della violazione dei principi di correttezza, buona fede precontrattuale e degli obblighi di trasparenza e informazione gravanti sugli istituti bancari» oppure ancora esercitare il potere di autotutela amministrativa annullando d’ufficio i contratti. Per far fronte a ogni eventualità la Provincia ha già accantonato per il problema swap 280 mila euro nel 2008, 414 mila lo scorso anno e si calcolano ulteriori 100 mila euro nel primo semestre del 2010.

DURISSIMO Renato Tettamanti di Rifondazione comunista che parla di «vera e propria speculazione in cui siamo caduti» dopo essere stato il primo a sollevare il problema nel dicembre del 2007, quando nessuno ne parlava, e a chiedere la risoluzione dei contratti con tutte le opposizioni sin dalla primavera del 2008. «Perché a suo tempo è stata fatta questa operazione? Probabilmente perché la maggioranza aveva bisogno di risorse per finanziare la propria campagna elettorale», tuona. Più pacato ma non meno duro Mauro Guerra: «È una trappola in cui sono caduti in molti in Italia, ciò non toglie che la Provincia di Como abbia compiuto una scelta politicamente irresponsabile tanto più perché non vi era alcuna necessità finanziaria di ricorrere a derivati, ma non ve n’era nemmeno l’opportunità e la convenienza, inoltre se all’inizio è stata commessa una leggerezza successivamente c’è stata ritrosia nel prendere atto della situazione così come l’avevamo già delineata da almeno due anni».