2010-02-13
di ANDREA MORLEO
BELLANO
NON É STATO LUI ad uccidere Chiara Bariffi la notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 2002. Questa la sentenza emessa il 27 novembre scorso dalla Corte dAppello di Como nei confronti di Sandro Vecchiarelli (difeso dallavvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco) , che era stato arrestato il 19 aprile del 2008 con laccusa di omicidio. A distanza di poco meno di due mesi, si conoscono le motivazioni di quella sentenza. «La lunga e articolata istruttoria dibattimentale - si legge nel documento a firma del presidente Alessandro Bianchi - non ha consentito di raccogliere a carico di Vecchiarelli prove sufficienti di colpevolezza in ordine al delitto di omicidio contestatogli, ma anzi ha privato di consistenza e di significato molti degli elementi indiziari». Troppe zona dombra, insomma, continuano ad avvolgere la ricostruzione dei fatti. A cominciare dal fatto che «manca lassoluta certezza che, quando finì nel lago, Chiara fosse viva: anche sotto laspetto scientifico questa eventualità raggiunge almeno la percentuale del 70%». Lassunto accusatorio che Chiara quella sera si sentì male a causa di un mix tra alcool, hascisc e gli psicofarmaci che assumeva «resta invece sfornito di qualsiasi prova». I giudici della Corte confermano anche «lestrema debolezza del movente» perché «nessuna voce nel processo ha riferito di una relazione sentimentale tra i due».
NESSUNA CERTEZZA nemmeno sulle modalità con le quali lauto si inabissò nel lago e sullindividuazione del punto esatto in cui ciò avvenne. Per i giuydici le lacune non sembrano essere colmate dalla deposizione di Mirko Cola. Come non sono state decisive per i giudici le deposizioni dei teste Micaela Melesi, Alberto Facchinetti e Maurizio Venini per verificare se effettivamente nelle prime ore del 1° dicembre 2002 Chiara e sandro avessero fatto colazione insieme. Così conclude la Corte «lintero quadro indiziario nel suo complesso si è rivelato inconsistente». Il mistero sulla morte di Chiara Bariffi rimane pertanto tuttora avvolto da tanti, troppi interrogativi insoluti.
di ANDREA MORLEO
BELLANO
NON É STATO LUI ad uccidere Chiara Bariffi la notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre 2002. Questa la sentenza emessa il 27 novembre scorso dalla Corte dAppello di Como nei confronti di Sandro Vecchiarelli (difeso dallavvocato Marcello Perillo del Foro di Lecco) , che era stato arrestato il 19 aprile del 2008 con laccusa di omicidio. A distanza di poco meno di due mesi, si conoscono le motivazioni di quella sentenza. «La lunga e articolata istruttoria dibattimentale - si legge nel documento a firma del presidente Alessandro Bianchi - non ha consentito di raccogliere a carico di Vecchiarelli prove sufficienti di colpevolezza in ordine al delitto di omicidio contestatogli, ma anzi ha privato di consistenza e di significato molti degli elementi indiziari». Troppe zona dombra, insomma, continuano ad avvolgere la ricostruzione dei fatti. A cominciare dal fatto che «manca lassoluta certezza che, quando finì nel lago, Chiara fosse viva: anche sotto laspetto scientifico questa eventualità raggiunge almeno la percentuale del 70%». Lassunto accusatorio che Chiara quella sera si sentì male a causa di un mix tra alcool, hascisc e gli psicofarmaci che assumeva «resta invece sfornito di qualsiasi prova». I giudici della Corte confermano anche «lestrema debolezza del movente» perché «nessuna voce nel processo ha riferito di una relazione sentimentale tra i due».
NESSUNA CERTEZZA nemmeno sulle modalità con le quali lauto si inabissò nel lago e sullindividuazione del punto esatto in cui ciò avvenne. Per i giuydici le lacune non sembrano essere colmate dalla deposizione di Mirko Cola. Come non sono state decisive per i giudici le deposizioni dei teste Micaela Melesi, Alberto Facchinetti e Maurizio Venini per verificare se effettivamente nelle prime ore del 1° dicembre 2002 Chiara e sandro avessero fatto colazione insieme. Così conclude la Corte «lintero quadro indiziario nel suo complesso si è rivelato inconsistente». Il mistero sulla morte di Chiara Bariffi rimane pertanto tuttora avvolto da tanti, troppi interrogativi insoluti.
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