2009-10-27
— CIRIMIDO —
VOLEVA UCCIDERE anche il padre, lo stesso giorno in cui ha cercato di strangolare la madre. Ancora con il fuoco, l’elemento che si trascina fin dall’inizio di questa sconcertante vicenda. Questa volta con uno straccio imbevuto di sostanza infiammabile infilato nel serbatoio di benzina della sua auto, e un accendino.

LA LISTA delle accuse che la Procura sta contestando a Stefania Albertani (nella foto) si allunga, ed arriva ad includere una denuncia a piede libero per tentato omicidio del padre. La donna, 26 anni, è stata arrestata l’8 ottobre scorso, con l’accusa di aver tentato di incendiare e strangolare la madre, mentre erano in casa da sole. Una vicenda maturata all’interno dell’indagine sulla morte della sorella maggiore di Stefania, Maria Rosa di 38 anni, il cui corpo carbonizzato è stato trovato a luglio alle spalle dell’abitazione di via Toti dove le due donne erano cresciute con la famiglia. Mary era sparita da due mesi senza preavvisi: la sorella aveva detto a tutti che era partita per un viaggio e che aveva problemi di depressione da risolvere. Invece i carabinieri la mattina del 9 luglio si sono imbattuti in un cadavere di donna carbonizzato e irriconoscibile, ormai consumato da settimane di esposizione al sole e alla pioggia. Il cadavere di Maria Rosa, ha stabilito il dna. Pochi giorni dopo Stefania è stata iscritta sul registro degli indagati con l’ipotesi di avere a che fare con quella morte, ma tre mesi dopo la situazione è degenerata.
Esplosa dopo l’ennesima discussione in famiglia la giovane donna, secondo le accuse, avrebbe improvvisato un sistema incendiario nel serbatoio di benzina dell’auto del padre, il cui effetto è stato scongiurato ma di cui il padre si è accorto. Poi, salita in casa, avrebbe aggredito la madre cercando di strangolarla con una cintura di cuoio, e dando poi fuoco ai suoi abiti prima di simulare il disordine di una rapina e andarsene in giro per il paese.