Bulgarograsso, esplosione in azienda: la verità dai rottami lanciati

Si indaga sui ruoli dei dipendenti al momento dell’incidente

Esplosione in azienda a Bulgarograsso

Esplosione in azienda a Bulgarograsso

Bulgarograsso (Como), 10 febbraio 2018 - L'ipotesi di reato di incendio colposo, si è aggiunta a quella di lesioni colpose derivanti da infortunio sul lavoro. La Procura di Como, che ha aperto un articolato fascicolo di indagine sulle cause dello scoppio avvenuto alla Ecosfera nel primo pomeriggio di giovedì, procede contro ignoti, e per il momento sulla scorta di accertamenti urgenti, disposti dal magistrato di turno, Giuseppe Rose. A breve il fascicolo sarà assegnato ai magistrati titolari delle aree di competenza specialistica, ma ancora ieri non sono emersi elementi utili a comprendere le cause dello scoppio. Per avere questa risposta, è ormai chiaro che dovranno essere disposte consulenze e accertamenti in diverse direzioni. Innanzi tutto sull’impianto e sul suo funzionamento, andando man mano a recuperare i pezzi che sono esplosi, lanciati anche a decine di metri di distanza. Soprattutto l’evaporate, lanciato al di là della recinzione fino al campo da Golf confinante con la Ecosfera, ma anche parti più piccole facenti parte della struttura dilaniata.

Sono reperti fondamentali per ricostruire le modalità dell’esplosione e i punti che hanno ceduto, ma anche per l’analisi delle sostanze presenti all’interno delle cisterne. È ormai evidente che a generare lo scoppio è stata una dilatazione dei volumi all’interno dell’evaporatore, e quindi una sovrapressione, che non è stata ammortizzata dal sistema di filtri e di sfogo dell’impianto. Ma cosa abbia innescato questo malfunzionamento, è l’aspetto fondamentale da comprendere. A far partire l’incendio che ha avvolto una parte della struttura, è stata la scintilla generata per sfregamento dei metalli: questo è il processo che abitualmente si crea in questi casi, quando il fuoco fa seguito a un’esplosione in presenza di metalli. Al lavoro su questo incidente, ci sono vigili del fuoco, Arpa, Ats Insubria, Carabinieri di Como e Carabinieri del Nucleo Ispettorato di Como. Ognuno sta lavorando su uno o più aspetti di rispettiva competenza: i vigili del fuoco per la ricostruzione del processo di esplosione, l’Arpa per il monitoraggio ambientale, Ats per ciò che riguarda i sistemi di sicurezza suoi luoghi di lavoro, i Carabinieri per il coordinamento generale e il Nucleo Ispettorato per vagliare tutti gli inquadramenti contrattuali dei 33 dipendenti dell’azienda, e le relative mansioni, ma anche dei cinque dipendenti di altre quattro ditte esterne, che in quel momento si trovavano nell’impianto. Si tratta di quattro autotrasportatori addetti al carico e scarico dei distillati chimici, e di un addetto alla manutenzione dei quadri elettrici. Al momento dello scoppio, tutti i presenti erano negli uffici o nella sala di controllo.

Tutto l'impianto per il momento è stato messo sotto sequestro, ad eccezione della palazzina degli uffici, per consentire agli addetti tecnici di portare avanti i rilievi. Tra gli aspetti al vaglio, c’è anche il registro degli allarmi, uno degli aspetti strategici per capire cosa non abbia funzionato: si tratta di una sorta di scatola nera che annota la filiera di trattamento delle sostanze chimiche in gestione. Ieri mattina in Procura a Como sono stati ricevuti i carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico, che ha escluso risvolti criminali o dolosi in quanto accaduto.