Erba, il giallo del pakistano con diversi alias

Fermato in dogano a Chiasso risultava britannico ma aveva patente e carta d'identità rilasciata dal Comune di Erba

Controlli in dogana

Controlli in dogana

Erba (Como), 20 ottobre 2017 - Da un paio d’anni, viveva con due diverse identità a qualche centinaio di metri di distanza a Erba. Da un lato era Muhammad Alì, trentunenne britannico di origine pakistana, in possesso di carta di identità rilasciata dal Comune di Erba. Dall’altro era invece Alì Aslm, pakistano di 29 anni, in attesa di asilo politico dopo essersi rivolto alla Questura di Como, e domiciliato in un appartamento a poca distanza dal precedente. Alì è andato avanti così per un paio d’anni, dopo essere entrato in Italia clandestinamente nel 2015, seguendo al rotta balcanica.

Qualche anno dopo era riuscito a ottenere un passaporto, un documento autentico su cui erano state messe le sue generalità e la sua foto, rilasciato dal Consolato del Regno Unito a Dusseldorf nel 2009. Con questo documento, aveva ottenuto la residenza a Erba e i documenti regolari, un lavoro altrettanto regolare, e poteva girare per l’Europa senza alcun vincolo. Fino a due giorni fa, quando la polizia elvetica, durante un controllo, ha notato un’anomalia nel passaporto.

L’uomo è stato fermato e riconsegnato alla polizia di frontiera di Ponte chiasso, che ha proceduto a ricostruire le sue due identità. La prima, del tutto falsa, che ha fatto scattare il suo arresto per possesso di documento falso valido per l’espatrio, per ricettazione e per aver indotto in errore il funzionario del Comune di Erba cagionando l’emissione di un documento fraudolento. Processato per direttissimo ieri mattina, ha patteggiato un anno e due mesi di condanna con pena sospesa. 

Nel frattempo la polizia gli ha tolto tutti i documenti, riducendolo alla sola condizione di richiedente asilo, iter che ha tuttora in corso con la sua vera identità. Ma che ora è fortemente a rischio. In Questura a Como, sie era presentato lo scorso anno, sprovvisto di documenti, e chiedendo l’apertura dell’iter, per il quale aveva ottenuto ulteriori documenti validi per la permanenza in Italia, e che gli avrebbe consentito di ottenere una carta di identità corrispondente al suo vero nome e cognome.