Erba, gli hotel lontani dal lago pagano più Imu

Dodici albergatori della provincia denunciano la differenza: "A rischio 450 posti di lavoro"

Claudio Casartelli,  Erika Corti    e Andrea Camesasca

Claudio Casartelli, Erika Corti e Andrea Camesasca

Erba (Como), 20 febbraio 2018 - Sempre più difficile fare gli albergatori dove il lago non si vede, ma le tasse da pagare sono tante, anche troppe. Lo sanno bene dodici esercenti di altrettante strutture alberghiere sparse tra Erbese, Canturino e Olgiatese che si sono dati appuntamento a Lariofiere per lamentarsi del fatto che l’Imu dei loro alberghi è addirittura più elevata rispetto a quella pagata dai colleghi sul lago. "L’Imu che i nostri alberghi pagano nell’Erbese e nel Canturino è più cara del 60% rispetto a quella dei nostri colleghi – spiega Andrea Camesasca dell’hotel “Il Corazziere” di Merone – Basti dire che a Erba si paga lo 0,82% mentre a Cernobbio è applicato il minimo previsto per legge, ovvero lo 0,76%, una grande disparità".

Tradotto in cifre significa che nell’Erbese un hotel 4 stelle con 70 camere solo di Imu paga tra i 70 e gli 80mila euro l’anno. "Una parte considerevole del nostro fatturato se ne va in tasse non commisurate al reddito che produciamo, bensì alle dimensioni degli hotel – lamenta Erika Conti, general manager del Leonardo Da Vinci di Erba – I coefficienti catastali di Erbese e Canturino per le nostre categorie si aggirano sui mille euro al metro quadro, sul lago scendono a 600, per strutture che beneficiano di sgravi legati alla stagionalità e al fatto che spesso sono catalogate come immobili storici".

Così gli albergatori di provincia che vivono dell’indotto delle fiere e del turismo legato ai professionisti rischiano di essere penalizzati due volte. "Non è una battaglia fratricida tra Brianza e lago, ma è una discrasia che alberghi a 5 stelle in località di richiamo turistico internazionale paghino secondo un coefficiente di 1.500 euro al metro quadro mentre ad Albavilla lo stesso indice è 1.000 euro al metro e a Gravedona 800 per via della stagionalità – prosegue Camesasca che è anche delegato al turismo per la Camera di Commercio di Como – Nell’ottobre 2015 abbiamo scritto al Ministero dei Beni Culturali per denunciare il problema dei coefficienti catastali iniqui e ci è stato risposto che era possibile ottenere una defiscalizzazione alle Agenzie del Territorio per le imprese nei Comuni a basso sviluppo turistico. È rimasto tutto lettera morta. Chiediamo ai sindaci di intervenire prima che sia troppo tardi. I nostri dodici alberghi danno lavoro a 450 persone".

A supportare la protesta anche il presidente di Confesercenti Como, Claudio Casartelli, e la Uiltcus. "Occorrono contromisure per consentire a queste strutture di sopravvivere – conclude Casartelli – Per questo gli imprenditori hanno inviato una lettera ai i loro Comuni chiedendo una revisione delle aliquote. Se non verranno ascoltati a perdere sarà il territorio".